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Si è svolta questo pomeriggio nel giardino di piazza Orsini, dalle 17.00 alle 18.00, sotto la sede storica del Municipio, la cerimonia di commemorazione del 28° anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo insieme ai giovani di scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
La cerimonia ha voluto inserirsi nel quadro degli eventi che si svolgono oggi in tutta Italia per la Giornata nazionale della legalità. Promossa dall’ANCI nazionale e svoltasi in moltissime città con il minuto di silenzio in coincidenza con l’ora della strage e l’esposizione di un lenzuolo bianco sul balcone dei municipi, a Teramo è stata arricchita dalla presenza di giovani studenti delle scuole medie e superiori, che hanno letto brani scelti da essi stessi.
Vi hanno partecipato il Sindaco Gianguido D’Alberto, gli assessori Andrea Core e Martina Maranella, i consiglieri Graziella Cordone e Dario Di Dario, il Presidente del Consiglio Comunale Alberto Melarangelo.
Così, alla presenza anche di esponenti delle forze dell’ordine e a una rappresentanza dei Vigili Urbani col gonfalone municipale, assieme agli studenti sono intervenuti i giovani dell’associazione teramana ‘Omertà’. Hanno portato il loro saluto le dirigenti scolastiche Loredana Di Giampaolo e Maria Letizia Fatigati. E’ intervenuta anche la prof.ssa Fiammetta Ricci, della Scuola di legalità e giustizia dell’Università di Teramo.
Il Sindaco d’Alberto ha aperto il suo intervento sottolineando le ragioni per le quali ha voluto la presenza delle scuole, in un momento nel quale le stesse sono chiuse sebbene le attività didattiche si svolgano in Rete, ed ha sottolineato la vitalità del mondo scolastico, nonostante la situazione e il valore della loro testimonianza, per un evento come quello odierno, prova di una sensibilità incoraggiante.
Riportiamo alcuni passi del suo intervento.
“’Io non so dove vanno le persone che muoiono, ma so dove restano’. Con questa citazione ricordiamo il 28° anniversario di Capaci. L’evento che abbiamo voluto organizzare oggi, intende dimostrare che Giovanni Falcone è qui, con i giovani, con i cittadini di tutte le età, con chi crede che la legalità debba albergare nella normalità delle relazioni civili e sociali.
Il Presidente della Repubblica Mattarella, nel suo messaggio per questa giornata ha scritto: ‘Falcone e Borsellino, luci nelle tenebre’, straordinaria immagine di due uomini la cui luce continua ancora ad illuminare chi non fa della violenza, della sopraffazione, del dolore, le proprie regole. E ad illuminare tutti noi, che stiamo celebrando questa giornata proprio perché il sacrificio di Falcone e di chi era con lui, non ha spento la speranza, il coraggio, la voglia di combattere per affermare giustizia e legalità.
Falcone aveva avuto la prima vera straordinaria intuizione, capace di minare alle radici la criminalità organizzata: centralizzare le inchieste e creare il pool di magistrati che operassero in unità, senza disperdere in mille rivoli i singoli risultati da ciascuno acquisiti. Il “maxiprocesso” che ne conseguì costituì una svolta decisiva nella storia del nostro Paese ma soprattutto per la lotta alla criminalità organizzata: la mafia non era più invulnerabile. Questo, sia chiaro, non fermò la macchina delle calunnie, non si tradusse in un percorso facile, tutt’altro, ma costituì l’aspetto che rimane ancora oggi, nonostante la mafia abbia poi fermato quel magistrato e dopo di lui Borsellino ed altri ancora.
Non ricordo a caso, in questo senso, l’attività che Falcone svolse a Roma, dopo il suo “trasferimento” da Palermo, quando creò la Procura nazionale, per applicare lo stesso metodo basato su centralizzazione e specializzazione.