Il primo giorno di Immuni è stato ieri. L'app per il monitoraggio dell'esposizione ai contagi ha fatto il suo esordio in Italia. Sono iniziate ufficialmente le operazioni di test in Liguria, Abruzzo, Marche e Puglia, mentre bisognerà aspettare il prossimo lunedì, 15 giugno, per il via libera nel resto d'Italia.
Tuttavia, nonostante l'ottimismo dettato dai 2 milioni di download registrati nella prima settimana, continuano le polemiche, scrive Il Messaggero. Non solo rispetto ai problemi di compatibilità con alcuni smartphone ma soprattutto a livello politico. Dopo le app parallele annunciate da Sicilia e Sardegna, le resistenze di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Piemonte, anche Matteo Salvini ha deciso di stroncare l'applicazione. Ieri il leader leghista ha infatti dichiarato di non aver alcuna intenzione di scaricarla: «Gli italiani chiedono garanzia totale sulla protezione e la tutela della riservatezza dei loro dati: quindi, fino a che non ci sarà questa garanzia totale io non scarico assolutamente nulla».
In realtà però a garantire per l'affidabilità di Immuni non solo è già arrivato la scorsa settimana l'ok da parte dell'Autorità Garante per il trattamento dei dati personali, ma anche quello della nostra comunità di esperti di informatica e privacy. Polemiche a parte, dai test appena avviati nelle 4 regioni pilota si cercherà di capire se l'integrazione tra l'app e i diversi sistemi sanitari regionali sia adeguata o meno.
Al momento, nel totale dei due milioni di download registrati, manca il dettaglio regionale che permetterebbe alle autorità sanitarie locali di avere contezza della situazione. Queste cifre sarebbero nella disponibilità esclusiva degli store digitali ma non delle strutture sanitarie a cui, senza dubbio, tornerebbero più utili. Le quattro Asl della regione Abruzzo ad esempio, per ora hanno soltanto ricevuto i codici di accesso per caricare nel sistema i nuovi casi di contagio. Null'altro. Per l'assessore alla Sanità della Regione Nicoletta Verì «Immuni integra e affianca le tradizionali procedure di tracciamento dei contatti. È uno strumento in più, che a mio avviso andava introdotto nella prima fase dell'emergenza; ora la circolazione territoriale del Coronavirus appare ridotta e circoscritta. Sulla bontà o meno del sistema ritengo opportuno aspettare i risultati della sperimentazione. Sapremo soltanto allora se si tratta di uno strumento utile per affrontare una eventuale seconda ondata».
A partire dal prossimo fine settimana quindi dovrebbe essere possibile valutare i primi risultati reali di Immuni. Al momento però l'unica certezza è che gli italiani restano diffidenti. Un recente sondaggio condotto da Emg Acqua ha svelato non solo come appena il 44% dei cittadini si è detto disponibile ad utilizzarla ma soprattutto che solamente il 16% lo farà senza alcun dubbio scrive Il Messaggero.