E’ un settore che segna nuovamente il passo dopo tre anni di crescita costante, quello dell’edilizia della provincia di Teramo, che emerge dalla bilateralità 2019, in discontinuità con i dati del 2016, 2017 e 2018.
Infatti, pur con lievi aumenti del 2% della massa salari e delle ore lavorate, ben lontane dal 9% del 2018, riprendono a diminuire il numero di imprese ed il numero di lavoratori, confermando così di fatto la mancanza di lavoro e di occupazione.
Ben peggiore il dato 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, segnato marcatamente dal look down che ha paralizzato il settore nei mesi di marzo, aprile e maggio e rallentato nei mesi di giugno e luglio 2020. Lo scrive in una nota il Segretario Generale della Filca Cisl Giancarlo De Sanctis.
La sospensione forzata del 93% dei cantieri edili nel periodo 17 marzo/4 maggio, ha di fatto bloccato le crescita, seppur lenta, del settore delle costruzioni della provincia di Teramo.
Infatti, mentre lavoratori ed imprese sono rimasti costanti nella media annua di riferimento, questo grazie alla CIGO, sono crollate le ore lavorative e la massa salari del 19%.
Se invece si raffrontano i dati del mese di maggio 2020 col suo omologo del 2019, c’è una perdita secca non solo nelle ore lavorate e nella conseguente massa salari, ma anche nelle imprese e nei lavoratori.
Se poi si esaminano i dati degli ultimi 4 mesi, notiamo come i lavoratori siano notevolmente diminuiti durante il look down, nonostante il divieto di licenziamento:
Il trend di crescita generato dall’avvio dei cantieri degli aggregati post sisma 2009, soprattutto nei comuni delle zone Valfino e Gran Sasso, e dei lavori di messa in sicurezza e ripristino dei danni lievi post sisma 2016/2017 e di quelli dovuti agli eventi naturali dell’inverno 2017, hanno subito un forte rallentamento nel 2019 e la cantierizzazione post sisma, già iniziata ed in giro per la città di Teramo e per gli altri comuni danneggiati dal sisma, ha generato decine di micro cantieri non censiti, in cui regna “l’autogestione”.
In notevole ritardo è invece la fase di ricostruzione post sisma 2016/2017, dovuta sempre a lentezze burocratiche ed organizzative della macchina pubblica, inefficienze brillantemente superate in Marche ed Umbria dove il fatturato dell’edilizia è quasi raddoppiato.
Sugli appalti pubblici sono state finanziate opere pubbliche post sisma 2016/2017 per 260 milioni di €.; di questi 260 milioni di €., a distanza di quasi due anni dalle ordinanze che li hanno resi fruibili, sono stati aperti solo 4 cantieri che riguardano chiese; zero opere pubbliche e soprattutto zero scuole.
A questi si aggiungono altri fondi regionali e statali fra cui 15 milioni per la manutenzione delle strade, 33 milioni per le scuole, 30 milioni dal masterplan, 16 milioni per le periferie e 5 milioni per il dissesto idrogeologico, per un totale di oltre 150 milioni di € di risorse pubbliche delle quali ancora non si vede un cantiere aperto.
Grande aspettativa, anche in provincia di Teramo, si ha sull’impatto che avranno il “superbonus 110%” e il decreto semplificazioni relativamente alla sburocratizzazione delle gare per gli appalti pubblici.
Una enorme mole di risorse che potrebbero finalmente diventare cantieri e rilanciare un settore da sempre trainante per la nostra economia.
E’ quindi ancor di più indispensabile avviare i tavoli di monitoraggio insediati in Prefettura e completarne le attività: parliamo del tavolo di monitoraggio per i flussi di mano d’opera, parliamo del tavolo sulle infrastrutture, parliamo dell’attività di comunicazione delle notifiche preliminari e di incrocio dei dati con gli enti bilaterali al fine di realizzare l’autocontrollo sociale su regolarità e salute e sicurezza in tutti i cantieri edili della provincia di Teramo.
L’obbiettivo è quello di garantire una ricostruzione post sisma legale e sicura e di trasformare tutte le risorse che lo Stato metterà a disposizione, in economia reale per il territorio, invertendo il forte stato di crisi che si protrae dal 2008; non governare questi processi equivarrebbe a far finire tali risorse nel sommerso, ad alimentare fenomeni di illegalità e corruzione e ad incrementare la necessità di impostare azioni repressive che bloccheranno a metà i cantieri.
Lavorare tutti, lavorare bene, in sicurezza e legalità, si può e si deve.