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Sarà un anno difficile per la scuole.Non solo per la guerra agli assembramenti e alle nuove regole anti Covid ma per lo sciopero che coinciderà, in Abruzzo, con la riapertura delle scuole il 24 settembre.

Come noto diverse Regioni hanno deciso di ripartire direttamente dopo il voto: Puglia, Sardegna, Calabria, Campania, Abruzzo e Basilicata.  E forse in queste regioni ci sarà anche chi non tornerà in classe neanche il 24. Il motivo? Uno sciopero sindacale, indetto proprio per il 24 e 25 dalle sigle Unicobas, Usb per il settore educativo da zero a sei anni, Cobas Sardegna e Cub Scuola, potrebbe far incrociare le braccia ai docenti, al personale ata, ausiliario, tecnico e amministrativo, delle scuole e delle università. Proprio nel giorno in cui si torna in classe, dopo la chiusura dovuta alle urne.
Per la didattica sarà un altro stop e per le famiglie si tratta dell'ennesimo disagio con cui dover fare i conti. «Non potrà essere garantita la didattica», hanno già fatto sapere i presidi di elementari, medie e superiori alle famiglie. E chi non vuole rischiare di essere richiamato a metà giornata a prendere il figlio a scuola, ha come unica opzione quella di non mandarcelo proprio in quei due giorni.  Tra i motivi dello sciopero: il precariato e la mancanza di spazi adeguati. E i sindacati, di fatto, contestano proprio i motivi di tanti disservizi come: le classi sovraffollate, l'edilizia scolastica fatiscente e le cattedre che restano vuote troppo a lungo, oltre alle norme anti Covid difficili da applicare senza il personale al suo posto. Alla mobilitazione che si terrà a Roma il 26 settembre hanno aderito anche diversi sindacati della scuola dai Cobas a Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda.