Una proposta di legge per contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni di montagna in Abruzzo. L’allarme è scattato dopo gli ultimi dati ISTAT (leggili qui) riferiti ad un periodo che va dal 1 gennaio 2015 al 1 gennaio 2020, che mostrano come negli ultimi cinque anni la popolazione in Abruzzo sia in costante diminuzione.
La popolazione residente è infatti passata da 1.331.574 unità del 1 gennaio 2015 ad 1.305.770 del 1 gennio 2020.
Solo nell’ultimo anno (2019) si osserva un decremento della popolazione di 7.204 unità rispetto al 2018.
Tra le province è L’Aquila (-2,75%) ad aver subito il maggiore decremento percentuale (-8.393 residenti), seguita da Chieti che con -9.574 residenti ha registrato una variazione di -2,44% e, infine, Pescara e Teramo con rispettivamente -4.081residenti (-1,26 %) e -3.756 (-1,21%).
Nei comuni montani(al di sopra dei 600 mt. s.l.m.) con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti (116 comuni abruzzesi su 305)il calo demografico è ancora più accentuato (-6,59%=-6.488 abitanti)-
A decorrere dal 1° gennaio 2021 la Regione ha istituito l’assegno di natalità, quale misura specifica di sostegno per favorire l’incremento delle nascite e valorizzare la genitorialità nei piccoli comuni di montagna.
L’assegno di natalità viene corrisposto per 12 mensilità fino a un massimo di 2.500,00 euro annui, in favore dei nuclei familiari al momento della nascita di un figlio e fino al compimento del terzo anno di vita, o dell’ingresso in famiglia di un minore in adozione o in affido fino tre anni di età.
L’assegno di natalità è rivolto anche ai nuclei familiari già residenti in una frazione al di sopra dei 600 metri di altitudine sul livello del mare, pur appartenente ad un comune al di sotto di tale soglia e avente una popolazione fino a 5.000 abitanti.
Per un triennio è riconosciuto un contributo economico, pari a 2.500,00 euro annui, in favore dei nuclei familiari che, entro novanta giorni dall’accoglimento della domanda, si impegnano a trasferire la propria residenza in un piccolo comune montano e a mantenerla per almeno tre anni, pena la decadenza dal contributo e la restituzione delle somme percepite.