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di Paolo de Strasser

Abbazia di Propezzano, nel Comune di Morro d'oro (TE). Riassumo il caso: Il progetto è indicato nel “programma biennale 2018-2019 degli acquisti di beni e servizi di importo superiore a € 40.000”a titolo “Valorizzazione ai fini culturali e turistici del sagrato adiacente abazia monumentale di S.M. Di Propezzano”e corrisponde nel documento a una spesa stanziata di ben 350.000,00 euro. Questi fondi derivano da un bando regionale per interventi progressivi di recupero e valorizzazione dell'edilizia sacra presente sui territori delle quattro province (DGR1 2017 del 07 Gennaio).

Attenzione, si parla di edilizia sacra, ma il piazzale di Propezzano non è tecnicamente un sagrato, piuttosto un piazzale agricolo dove Comitati parrocchiali, Comune e Pro-loco organizzano feste di contrada con ambulanti e bancarelle, e dove nel passato aveva luogo un mercato del bestiame. La manutenzione è pressoché nulla da anni.

 

Sul piazzale (per convenienza quindi chiamato sagrato ai fini dell'ottenimento dei fondi) affacciano un piccolo bar di campagna, la chiesa di Santa Maria di Propezzano e l'ingresso al complesso abbaziale dove ha sede l'azienda agricola di cui sono il titolare. Tutto parte da una ostinata idiosincrasia di committenti e progettisti al paesaggio rurale. Infatti le diverse versioni del progetto presentate a Comune e Sovrintendenza negli anni sono sempre partite dalla pavimentazione. Questi progetti, a mio parere, erano semplicemente inadeguati al luogo e non miravano alla valorizzazione (nel senso della conservazione) ma a cambiare l'aspetto del piazzale per renderlo più "urbano".

 

Fino alla penultima versione del progetto, che non ha  come le precedenti passato il vaglio della Sovrintendenza, sono sempre stato chiamato alle riunioni in Comune per valutarne le fasi poiché proprietario di una porzione del piazzale di Propezzano. Ho sempre partecipato costruttivamente, e ho anche fatto pubblicare un articolo sul quotidiano di Teramo, offerto suggerimenti, aiuto, e persino porzioni di terreno e alberi di olivo secolari, allo scopo di trovare le migliori soluzioni per impiegare le risorse pubbliche con il minor impatto ambientale possibile. Insomma ho cercato di impegnarmi per quanto potevo perché tengo molto al luogo, anche scontrandomi contro prevedibili resistenze nei progettisti e nel sindaco.

Dell'ultima riunione non sono stato avvertito. In quell'ultima riunione i progettisti si sono riuniti con l'ex Sindaco, un sovrintendente, il parroco, un funzionario della diocesi e i due tecnici del Comune: pur di realizzare la pavimentazione del piazzale hanno convenuto di tagliarne fuori una fetta, proprio la parte che interessava direttamente la mia proprietà, e così hanno potuto evitare di interpellarmi (e invitarmi).

 

Subito dopo si è andati a elezioni, e i tecnici del Comune, assieme al nuovo Sindaco, sempre senza che ne sapessi nulla, hanno portato l'ultima variante in Sovrintendenza dove, insistendo molto (come mi ha raccontato poi uno dei sovrintendenti) il progetto ha superato un esame che consideravo, date le premesse, insuperabile.

Il progetto definitivo è rappresentato su una pianta del piazzale di Propezzano (in allegato) in cui sono indicati vari tipi di pavimentazione (“acciottolato tradizionale” alternato ad “acciottolato di pietra a taglio”) accostati in vario modo, alcune piantumazioni (tra cui un “giardino officinale”), un lungo fontanile rettangolare con un grosso cilindro metallico sopra, un ulteriore tratto di pavimentazione rettangolare in cemento drenante messo in diagonale con sopra dei dissuasori, e 15 piastrelle (o segnali a terra di altro tipo) la cui funzione dovrebbe essere quella di rappresentare le 14 stazioni della via Crucis (con la quindicesima a rappresentare, probabilmente, la resurrezione).

 

Temo sinceramente che data la ruralità del posto, preservato incredibilmente dalle minacce urbanistiche che lo circondano, l'esecuzione di un progetto del genere rovinerà anche il poco che c'è rimasto di ameno. Ritengo personalmente che ci siano molti errori concettuali nel progetto, e ne parlerei volentieri, ma mi limito a dire che con questo cantiere l'agro teramano perderà definitivamente l'autenticità di uno dei suo angoli meglio conservati.

 

In seguito, a gennaio 2020, sono venuto a sapere casualmente dell'iter del progetto poiché ho avuto l'occasione di smantellare le linee elettriche aeree che l'Enel si è offerta, grazie a un gentleman agreement, di razionalizzare a proprie spese. Per parte loro Comune e Parrocchia non hanno voluto partecipare. In questa occasione dal Comune mi hanno informato che il mio impegno era stato inutile visto l'imminente cantiere per la realizzazione dei lavori del piazzale (anche se nel progetto non è previsto alcun intervento sulle linee elettriche). In breve ho fatto un accesso agli atti in Comune per vedere il progetto, mi sono recato in sovrintendenza a Teramo a chiedere spiegazioni e ho incontrato il nuovo Sindaco, dichiaratamente preoccupata, per cercare assieme una soluzione. Tutti si dichiaravano incapaci di invertire l'andamento delle cose: in Sovrintendenza sostengono che il Comune può bloccare i lavori o presentare un nuovo progetto, e in Comune sostengono di temere di incorrere in un danno erariale bloccando il progetto e non mandando a gara i lavori. Solo l'ufficio tecnico, serafico, sembra non temere alcunché.

 

A questo punto, manifestate nuovamente le mie istanze e ricevute assicurazioni sulla volontà di cercare una soluzione comune, siamo stati tutti in balia dell'epidemia Covid-19. 

 

 

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