Nelle ore in cui alla ASL di Teramo si discute il recepimento del pessimo accordo regionale per liquidare la cosiddetta premialità covid ai già dimenticati “Angeli” o “Eroi” che sono stati impegnati a fronteggiare la prima, ed improvvisa, ondata di contagi dei mesi di marzo ed aprile scorsi, accordo pessimo per quantità di risorse e modalità di distribuzione delle stesse, ci giunge la notizia dell’individuazione del San Liberatore di Atri quale presidio Covid per la provincia di Teramo.
Per capire se e quanto l’esperienza di questa drammatica vicenda che stiamo vivendo ci ha fatto maturare, vogliamo porre dei quesiti ai vertici dell’azienda sanitaria:
Lo stesso ospedale che è stato convertito in un Covid hospital nel giro di 24 ore nel febbraio scorso, obiettivo reso possibile solo grazie alla collaborazione e ai sacrifici della comunità sanitaria nel suo complesso, in questi mesi è stato interessato dai necessari investimenti e relativi lavori di adeguamento perché lo stesso possa tornare ad essere un Covid hospital?
Così come chiesto dai dirigenti della FP CGIL del presidio di Atri, le lavoratrici e i lavoratori dell’Ospedale di Atri potranno lavorare in sicurezza?
La stessa sicurezza la si potrà garantire ai cittadini e pazienti visto che gli intereventi minimi ed indispensabili che avevamo chiesto nel maggio 2020 di mettere in atto, cioè la realizzazione di reparti con camere singole a pressione negativa con pareti lavabili, dotate di servizi igienici all’interno, di ingresso con lavello, di percorsi distinti sporco - pulito, di spogliatoi idonei dotati di docce, ad oggi non sono stati realizzati?
La dotazione organica per le cure di pazienti che necessitano di una assistenza intensa è adeguata?
La quantità e qualità dei DPI è tale da garantire di far fronte ad una nuova forte ondata di ricoveri?
La nostra richiesta di integrazione del gruppo di lavoro per la ‹‹Rimodulazione presidio di Atri Covid19 – Riattivazione in progress attività routinarie “No Covid”›› con i rappresentanti dei lavoratori per cogliere anche lo spirito del protocollo sottoscritto tra il Ministro della salute e le Organizzazioni Sindacali il 24 marzo 2020 che prevede un “confronto preventivo con le rappresentanze sindacali presenti nei luoghi di lavoro, affinché ogni misura adottata possa essere condivisa e resa più efficace dal contributo di esperienza delle persone che lavorano”, perché non è stata mai presa in considerazione?
Ci aspettiamo che insieme a noi, a porre queste domande all’azienda sia la massima autorità sanitaria di un territorio, il Sindaco di quel territorio, a cui a rivolgiamo l’invito a verificare presso l’azienda:
il Presidio Ospedaliero di Atri ha ospitato i lavori necessari a tutela del benessere e del diritto alla salute delle lavoratrici e dei lavoratori per essere un presidio Covid?
Rivolgiamo un appello ai vertici della ASL e a quanti sono chiamati a prendere decisioni per fronteggiare la diffusione del virus e a curare le persone colpite dallo stesso: ogni decisione che riguarda ogni presidio della provincia di Teramo deve muovere dal bene primario della tutela del benessere e del diritto alla salute delle lavoratrici e lavoratori del sistema sanitario nazionale. Bisogna “che ci si prenda cura di chi ci cura” e lo si può fare aprendo un confronto su come si danno risposte ai lavoratori della Sanità in particolare sulla loro sicurezza, in assenza del quale saremo pronti a mettere in atto ogni azione necessaria al perseguimento di tale principio.