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L'idea, che sta prendendo quota nell'esecutivo e nel comitato tecnico scientifico è quello di introdurre misure restrittive a ridosso di Natale (il 19 o il 23 dicembre), con una durata fino al 6 o al 10 gennaio con il divieto di oltrepassare i confini comunali, in modo da impedire riunioni di famiglia allargate, visto che per fine dicembre tutta Italia sarà presumibilmente zona gialla (dunque non saranno più in vigore le attuali limitazioni della mobilità tra Regioni e Comuni) ma anche il coprifuoco anticipato alle 21 o addirittura alle 20, per evitare che si riuniscano a cena gruppi di familiari non conviventi. Lo scrive oggi Il Messaggero che spiega anche che: sarà consentito lo shopping per gli acquisti di Natale, con i negozi che potranno rimanere aperti in una fascia oraria più ampia (fino alle 22) per evitare assembramenti. Ci sarà anche l'apertura dei centri commerciali nei fine settimana e nei giorni festivi. Saranno però contingentati gli ingressi nei negozi e nelle strade e piazze dello shopping. Apertura serale anche per ristoranti, bar e pub.
Poi a ridosso di Natale - forse con un nuovo Dpcm, se non sarà stato quello del 3-4 dicembre a dettare le regole natalizie - arriverà la nuova stretta. Obiettivo: limitare il rischio della trasmissione del virus in famiglia dove, secondo gli esperti, avviene il 75-80% dei contagi. Un giro di vite - che «non potrà essere il lockdown nazionale, scoppierebbero le rivolte di piazza...», dice chi segue il dossier - già anticipato da Giuseppe Conte due giorni fa. «Dobbiamo prepararci ad un Natale più sobrio. Veglioni, festeggiamenti, baci e abbracci non saranno possibili. Una settimana di socialità scatenata significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco della curva in termini di decessi e stress sulle terapie intensive. E non ce lo possiamo permettere».