Addio al Natale, al Capodanno e adesso pure allo sci. Con il covid è tutto un addio. Con il Dpcm del 4 dicembre il governo dovrebbe vietare dal 23 (se non dal 19 dicembre) gli spostamenti tra Regioni (forse addirittura tra Comuni) per impedire cenoni e feste di famiglia allargate. E dovrebbe estendere il coprifuoco alle 21, per rendere impossibili le riunioni tra più nuclei familiari. Con due possibili eccezioni: sì ai ricongiungimenti tra genitori, figli, coniugi e partner conviventi, anche per non costringere gli anziani a un Natale in solitudine («ma saranno indispensabile mascherina, distanziamento e tamponi rapidi»). E sì (forse) a una deroga al coprifuoco la notte di Natale per consentire di partecipare alla Messa di mezzanotte.
Un no motivato dalla convinzione che le resse in funivia e in cabinovia, gli alberghi affollati, soprattutto le migrazioni da Centro e dal Sud d'Italia verso i comprensori sciistici, possano trasformarsi «in una formidabile occasione di contagio».
I governatori del Nord, si legge sul Messaggero, però non accettano il divieto. L'economia dello sci a Natale vale il 30% del fatturato, per circa 12 miliardi e 120mila posti di lavoro. Così la Conferenza delle Regioni ha approvato le linee guida «per uno sci in sicurezza», nel tentativo di spingere il governo a dire sì in occasione del Dpcm del 4 dicembre. Le regole: mascherina chirurgica obbligatoria, riduzione del 50% di presenze in funivie e cabinovie rispetto alla capienza massima (resta al 100% per le seggiovie), tetto massimo di skipass giornalieri, acquisto on-line dei biglietti per evitare le code e après ski consentito solo con posti a sedere. Impianti chiusi nelle zone rosse, invece, per gli sciatori amatoriali.
Confermato infine lo stop delle feste pubbliche e private all'aperto e al chiuso. E forse perfino la chiusura di bar e ristoranti alle 18.
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