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elisadieusanioÈ un post di Elisa Di Eusanio, a scoperchiare il vaso di Pandora.

Elisa scrive:

“Dunque facciamola anche sulle sue ombre.

Se fosse successo anni fa mi sarei molto intenerita nel vedere , in una giornata simbolica come quella di ieri per il Teatro, le luci accese del  Teatro Comunale di Teramo.

Luogo che mi ha vista crescere, che ha segnato il rapporto con mia madre e che mi ha vista andare via per poi tornare,definitivamente adulta, con il mio primo autonomo progetto "Neve di carta"  andato in scena esattamente un anno fa.

Ebbene fare luce sul teatro (cito il titolo di una recente iniziativa che non c'entra nulla con il mio post)  impone un' urgenza  ovvero quella di fare luce anche sulle sue ombre e non solo sulle sue meraviglie.

La sera del nostro "Neve di Carta" al Teatro Comunale di Teramo la sala era piena, tutti i miei amici teramani sono venuti pagando un biglietto e facendoci commuovere per l'attestato di stima e affetto.

La serata e' stata emozionante, nonostante il mio primo timido discorso pubblico da combattente per gli animali (oggi lo renderei certamente più efficace) ma per me è stato emozionante soprattutto (forse ) anche per quello.

Applausi scroscianti, commozione ,gioia condivisa 

La nostra serata era a incasso, ovvero l'intero incasso devoluto alla compagnia. 

Era da tempo che lavoravamo sodo , aspettavamo la serata teramana per rifarci di tutta la fatica svolta fino a quel momento, con amore. 

Quando si investe su uno spettacolo "home made" le spese sono tante, prima di iniziare a vedere un timido guadagno trascorre del tempo, la serata teramana , inaspettatamente ricca e popolosa, ci avrebbe fatto tirare un gran sospiro a tutti.

 In primis ai miei collaboratori.

 Io non ho fatto "Neve di Carta" mossa a brama di guadagno, per quello faccio altro, ma l'ho voluto fortemente e ci ho investito, ma la mia squadra,tutta, doveva essere ripagata di tutto il lavoro.

Ad oggi la mia squadra di quella serata non ha visto un euro.

Non siamo mai stati retribuiti. E parliamo di una platea gremita di 400 posti.

Vogliamo dare la colpa al Covid imminente di lì a poco?

 Mi dispiace non regge. 

Questi episodi purtroppo in Italia sono tantissimi e non riguardano solo l'ente direttamente interessato,che nello specifico mi ha profondamente delusa visti anche i rapporti personali che intercorrono da anni, queste sono alcune delle tante ombre del nostro sistema teatrale che vanno combattute, contrastate, ecco perché io oggi ho deciso di raccontare questa storia.

In un momento di lotta , di reazione a una crisi assurda che fa di noi dei reietti è il momento di combattere soprattutto questo sistema dove realtà, che magari  prendono bei fondi ,a causa delle loro mal gestioni fanno ricadere le loro colpe sugli artisti e i lavoratori.

È una catena questa che deve essere spezzata e noi abbiamo il dovere di farlo.

Vale la pena ostinarsi a riaprire teatri dove accade questo?

Io non voglio aprire alcun dibattito con i diretti interessati, men che meno in questo luogo ,anche perché non abbiamo nulla da dirci se non che noi non molleremo finché la mia compagnia non avrà quello che le spetta di diritto  per un lavoro svolto con onestà e passione.

Ma che sia di monito per tutti gli altri”.

L’attacco è diretto alla ACS. Inevitabile chiederne ragione alla persona che rappresentava l’ACS, Eleonora Coccagna:

“Elisa ha ragione...non è la sola, purtroppo la pandemia ha creato problemi e reso difficile poter onorare gli impegni... e per una società che legava il 60 per cento del fatturato agli incassi” la situazione è diventata difficile”.

Sembra che anche Michele Placido abbia contestato un mancato pagamento, tanto che addirittura un esponente dell’amministrazione comunale sarebbe intervenuto per placarne la rabbia. 

“Ho saputo di Placido e mi sono impegnata perché Elisa venisse saldata, ma l’attuale governance ha avviato un piano di ristrutturazione, che pretende scelte e passi ponderati”.

Un’attuale governance della quale la Coccagna non fa più parte, avendo rassegnato le dimissioni a dicembre. 

“il Covid ha cambiato tutti, ho scelto di fare un’altra esperienza, voglio essere libera di prendere nuove strade, di creare collaborazioni e per questo a dicembre mi sono dimessa... ma sono certa che il futuro dell’Acs sarà positivo, anche se adesso sta vivendo un momento non facile