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Organizzato dall’Università degli Studi di Teramo e dall’Istituto Emilio Betti di Scienza e teoria del diritto nella storia e nella società, il 23 e 24 maggio prossimi, nella Biblioteca del Senato a Roma, si terrà un incontro di studi dal titolo I giuristi e il fascino del regime. Durante il convegno dedicato ai percorsi intellettuali che portarono molti giuristi ad aderire al fascismo, sarà presentata anche la ristampa del volume di Emilio Betti ‒ uno dei più eminenti giuristi italiani del Novecento – dal titolo Notazioni autobiografiche. L’Istituto Emilio Betti – presieduto da Luca Loschiavo, docente dell’Università di Teramo ‒ nasce a Teramo nel 1995 con soci fondatori Luciano Russi, Giuliano Crifò, Primo Di Attilio, Giovanni D’Attoma, Antonio Nasi, Mattia Persiani, Giampiero Proia, Teresa Serra e Francesco Zanchini. Il Convegno, che si aprirà con i saluti del rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico e l’introduzione di Luca Loschiavo, prevede gli interventi di Italo Birocchi e Massimo Brutti (Università di Roma Sapienza), Valerio Marotta e Marzia Lucchesi (Università di Pavia), Loredana Garlati e Giovanni Chiodi (Università di Milano Bicocca), Diego Quaglioni (Università di Trento), Carlo Lanza (Università di Napoli II), Angela Musumeci (Università di Teramo), Marco Miletti (Università di Foggia), Carlo Fantappiè (Università di Roma Tre), Floriana Colao (Università di Siena), Francesco Petrillo (Università del Molise) e Sebastián Martín (Universitad de Sevilla). Le sezioni di lavoro saranno presiedute dal costituzionalista Gianni Ferrara, dal docente emerito di diritto civile Pietro Rescigno eda Natalino Irti, allievo di Emilio Betti e docente di Istituzioni di diritto privato, tutti dell’Università di Roma Sapienza. «L’iniziativa – ha spiegato Luca Loschiavo ‒ costituisce il prodromo di un programma culturale più ampio che l’Istituto ha in mente di realizzare. L’obiettivo principale che ci si propone è quello di favorire l’incontro e il dialogo fra studiosi delle differenti discipline dell’area giuridica e, più in generale, umanistica e in questo senso, l’esempio di Betti assume un significato di tutta evidenza». «Non nascondo tuttavia – ha proseguito il presidente ‒ anche il desiderio di reagire contro una miope tendenza che, da alcuni anni, quasi inavvertitamente, va tuttavia imponendosi, e che spinge i giuristi (quelli già formati e quelli in formazione) a rinchiudersi entro la dimensione angusta del mero “tecnicismo”. Al contrario, in un presente difficile com’è il nostro, sarebbe ancor più importante riaffermare nella consapevolezza di tutti il significato ampio dell’essere “giurista”. Un senso che è proprio della nostra tradizione e che da sempre identifica nel giurista un “uomo di cultura”, capace di leggere la società circostante e di coglierne, con prontezza e intelligenza, bisogni, mutamenti, inclinazioni».   universita-teramo-2