Intervento sull’attività operativa del Personale di Polizia Penitenziaria
Gentili Autorità, Sig.ri e Sig.re, Benvenuti.
Desidero esprimere, a nome di tutto il personale di Polizia Penitenziaria, un sentito ringraziamento a sua Ecc.za il Prefetto di Teramo Dr. Angelo De Prisco, all’On. le Fabio Bernardini, a Sua Eccellenza, il Vescovo della Diocesi di Teramo ed Atri, Mons. Lorenzo Leuzzi, al Sig. Sindaco di Teramo, Dr. Gianguido D’Alberto, al Sig. Presidente della Provincia di Teramo Diego Di Bonaventura, ai consiglieri regionali Pietro Quaresimale e Tony Di Gianvittorio, al Garante Regionale dei diritti delle persone private della libertà, Prof. Mauro Cifaldi, al Sig. Questore, Dr. Enrico De Simone, al Sig. Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, Colonnello Emanuele Pipola, al Sig. Comandante della G.d.F. Colonnello Gianfranco Lucignano, al Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Teramo, Prof. Dino Mastrocola, al Direttore dell’U.O. complessa di medicina penitenziaria, Dr. Massimo Forlini ed a tutte le altre autorità civili, militari e religiose, che ci onorano con la loro gradita ed autorevole presenza, dimostrando attenzione e vicinanza nei confronti del Corpo di Polizia Penitenziaria, in occasione della celebrazione del 204° anno della sua Fondazione. Un saluto intendo rivolgerlo, altresì, all’Associazione Nazionale Pensionati della Polizia Penitenziaria qui presenti con il Gonfalone, al personale dell’area educativa, dell’area contabile-amministrativa e di quella sanitaria che quotidianamente ed in maniera sinergica collabora con la polizia penitenziaria nel raggiungimento degli obbiettivi istituzionali.
Ma un saluto particolare voglio indirizzarlo a tutto il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria, sia quello attualmente in servizio che a quello in congedo.
Torniamo a celebrare a livello locale la festa del Corpo di Polizia Penitenziaria dopo lo stop imposto dal lock-down, conseguente all’emergenza sanitaria legata alla pandemia da COVID-19. La crisi sanitaria che, oggi per ragioni note a tutti, sembra essere fortunatamente avviata verso una evoluzione positiva, ha contrassegnato e segnato pesantemente l’intera collettività nazionale, la quale ha pagato un ingente tributo in termini di perdita di vite umane, di perdita di posti di lavoro e di compromissione delle relazioni sociali, affettive, educative
Essa, inevitabilmente, ha investito anche il sistema penitenziario nel suo complesso e segnatamente le strutture penitenziarie, provocando gravi situazioni di criticità interne, che in alcuni casi, ahimè, sono sfociate in gravi atti di turbativa non solo sul piano dell’ordine e della sicurezza interna ma anche su quello dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Sembrano lontani i gravi episodi di rivolta di massa, accaduti a cavallo dei mesi di marzo ed aprile del 2020, sfociati in alcuni casi in evasioni collettive e conclusesi persino con la morte di alcuni detenuti, causate poi, come si è visto, dal’ assunzione di notevoli quantitativi di sostanze stupefacenti e psicotrope, saccheggiate dalle infermerie degli istituti. Eppure il ricordo di essi è ancora vivo, soprattutto in chi, avendo responsabilità la gestione dell’ordine e la sicurezza interna, ha vissuto quei giorni terribili nella preoccupazione che, prima o poi, per spirito emulativo o per una vera e propria regia di fondo, quei fatti gravi potessero verificarsi anche nel nostro istituto.
Come dimenticare tutti quei momenti della giornata passati con i più stretti collaboratori cercando da un lato di intercettare i segnali di possibili rivolte e dall’altro di intervenire preventivamente con tempestività ed efficacia su quelle situazioni che potevano fungere da detonatore, al fine di disinnescarle.
E’ stato compiuto un grande lavoro di squadra tenace e silenzioso, che ha coinvolto ciascun poliziotto penitenziario, ognuno secondo il ruolo e le proprie competenze, che è risultato essere vincente rispetto alla enormità della sfida cui siano stati chiamati.
Ed allora il ricordo va a quel 9 marzo 2020 dove in sede di Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, convocato dall’allora Prefetto Patrizi, per fare il punto sulla situazione della Casa Circondariale, portammo all’attenzione dell’Autorità Provinciale di Pubblica Sicurezza il contenuto di una conversazione telefonica di un famigliare di un detenuto di cui si era venuti in possesso, che sostanzialmente preannunciava una rivolta dei detenuti nella serata.
Venne conseguentemente attivato il Piano di Emergenza interno e quello di Difesa Esterno, affidato alla sapiente direzione tecnica dell’Autorità Provinciale di P.S., il Sig. Questore di Teramo De Simone e concretizzatosi, anche grazie al contributo delle altre Forze dell’ordine, in un consistente e visibile dispositivo esterno di sicurezza, realizzato in breve tempo, che vide anche l’impiego del personale d battaglione mobile della P.S. di stanza a Senigallia.
Detto Piano di Difesa venne disattivato a notte tarda solo dopo che si ebbe la certezza che il proposito criminoso non solo non era stato messo in atto ma che non sarebbe stato avviato: Sig. Prefetto, è stato un importante momento di raccordo informativo e di sinergia operativa, nonché, fortunatamente, una sorta di esercitazione generale che ha dimostrato sia la bontà del Piano di Difesa Esterno, da ultimo rivisitato ed adeguato, sotto la sua sapiente guida, alle intervenute direttive del Direttore Generale della Pubblica Sicurezza nonché quelle del Sig. Capo del D.A.P., sia gli ottimi e fattivi rapporti di collaborazione esistenti tra questo Comando e quelli delle altre Forze di Polizia, che si manifestano e si rinnovano nella operatività quotidiana a diversi livelli.
Ma la prevenzione durante tutto questo periodo emergenziale è stata realizzata soprattutto attraverso una serie di interventi di natura organizzativa finalizzati ad attenuare quanto più possibile tutte quelle situazioni di disagio e di preoccupazione dei detenuti, riconducibili essenzialmente dalla sospensione dei colloqui visivi, che, unitamente alla preoccupazione per la diffusione interna del contagio, è stata la ragione scatenante dei moti di rivolta.
Ed allora, nella consapevolezza della delicatezza del momento, con uno sforzo organizzativo e personale, davvero encomiabile, per il quale ho segnalato ai competenti uffici dipartimentali alcune unità che si sono distinte in modo particolarmente fattivo in tale circostanze, abbiamo realizzato in brevissimo tempo ben otto postazioni fisse per la realizzazione dei colloqui visivi a distanza, con le quali si sono garantiti colloqui alternativi a quelli in presenza, momentaneamente interdetti. L’implementazione, poi perfezionata ed accresciuta nel corso dei mesi successivi, del sistema dei colloqui a distanza è stata l’occasione per realizzare poi un efficiente servizio con il quale siamo in grado di assicurare ogni eventuale esigenze di giustizia previste nella normativa d’emergenza e richieste dalle varie Autorità Giudiziarie, quali ad es. la celebrazione delle udienze del Tribunale di Sorveglianza, dei dibattimenti a distanza, delle udienze di convalida, delle rogatorie e dei colloqui con i difensori; tale servizio che si affianca a quello del servizio Multi Video Conferenze che, com’è noto riservato ai detenuti Alta Sicurezza, dimostra la capacità di adattamento degli uomini della Polizia Penitenziaria alle situazioni emergenziali, che da sempre ne hanno forgiato il carattere e la professionalità.
Nel contempo, anticipando il contenuto di direttive successivamente intervenute, facendo leva sulle possibilità contenute nella normativa penitenziaria, si è fatto ricorso all’uso della discrezionalità amministrativa per la concessione di telefonate con congiunti e difensori in numero superiore a quelli ordinariamente consentiti, sempre nell’ottica del mantenimento e del miglioramento delle relazioni famigliari.
Parallelamente all’attenzione prestata agli aspetti trattamentali e di riflesso di quelli connessi dell’ordine e della sicurezza interna, in questo istituto è stata prestata particolare cura alle esigenze di profilassi e di prevenzione del contagio da corona virus, essendo ben consapevoli degli effetti devastanti di un’eventuale diffusione del virus all’interno di una comunità chiusa qual’ è quella dell’istituto penitenziario.
Prima ancora dell’ordinanza nr. 38 del 16 aprile 2020 del Presidente della Giunta Regionale, contenente le misure straordinarie per il contrasto ed il contenimento della diffusione del virus COVID-19 nell’ambito delle strutture penitenziarie, per far fronte ai temuti casi di positività i pochi posti disponibili, nel complesso nove, di cui quattro nella sezione femminile e cinque in quella maschile, riservati istituzionalmente all’assicurazione dei provvedimenti di isolamento giudiziario, delle sanzioni disciplinari definitive o cautelari, sono stati riconvertiti per essere destinati sin dai primi giorni del mese di marzo all’espletamento dei periodi di isolamento sanitario e di quarantena fiduciaria.
A seguito dell’emanazione poi della citata ordinanza il sistema di prevenzione è stato strutturato attraverso la realizzazione di due importanti protocolli operativi di prevenzione: quello stipulato in data 22 aprile 2021 tra la Direzione, il dirigente sanitario ed il direttore della U.O. di Medicina Penitenziaria ed il medico competente, contenente le linee operative per la gestione e per la prevenzione dal contagio da COVId-19 e quello stipulato in data 23/12/2021 tra la Direzione e le OO.SS della Polizia Penitenziaria contenente le misure di prevenzione e di protezione del personale.
Orbene, sulla base di detti protocolli, per le persone arrestate, fermate, quelle detenute e trasferite da altri istituti o quelli rientranti dalla fruizione di un permesso premio è stato previsto un periodo di quarantena fiduciaria della durata di gg. 14 con sottoposizione a tampone molecolare: l’indisponibilità di volta in volta di posti per l’esecuzione delle quarantene, com’ è noto ai colleghi delle altre forze di polizia, ha di fatto determinato una disapplicazione della norma di procedura penale che vuole che l’arrestato sia condotto nell’istituto del luogo dell’arresto, costringendo la P.G. operante a consegnare l’arrestato presso altri istituti della regione (C.L. Vasto C.C. Lanciano, dove sono state istituite apposite sezione Covid per gli arrestati o perfino presso altri istituti situati nell’ambito del distretto e cioè Lazio e Molise: questi disagi operativi sono uno dei tanti effetti della pandemia.
Relativamente alla misure di prevenzione e protezione, tutto il personale è stata dotato di mascherine di tipo chirurgico e del tipo FFP2, di occhiali protettivi, di visiere, di camici, calzari e cuffie monouso; sono state allestite due stanze per la procedura di vestizione e svestizione, delineando le relative procedure, una all’interno del padiglione detentivo, a disposizione del personale di reparto e l’altra nella caserma agenti a diposizione del personale del NTP; in tutti i settori esterni ed interni al reparto detentivo ed in quelli esterni dell’istituto, sono stati dislocati dispenser di gel igienizzanti fruibili, quindi dai visitatori, dal personale e dai detenuti, a cui peraltro è stata assicurata la consegna periodica sia di mascherine lavabili che di quelle chirurgiche.
All’ingresso dell’istituto, sono stati installati dei dispositivi di rilevamento della temperatura corporea, uno per il personale e per le persone autorizzate all’ingresso e l’altro per i famigliari che, a seguito della riapertura dei colloqui fanno ingresso in istituto. A tal proposito, tengo a precisare che questo istituto si è attenuto rigorosamente al rispetto delle restrizioni alla libertà di movimento connesse alla normativa sulle “zone” non consentendo assolutamente ad es. durante il periodo di zona arancione che famigliari non residenti del comune di Teramo si recassero in istituto per lo svolgimento dei colloqui. Sempre in tema di colloqui per salvaguardare la salute collettiva, sono state adottate rigorose misure di prevenzione; innanzitutto, sono state realizzate strutture divisorie integrali, tuttora esistenti, che impediscono qualsiasi contatto fisico ma non visivo e comunicativo tra detenuto e famigliari; è stato assicurato il rispetto del distanziamento, consentendo, attraverso un sistema di prenotazione telefonico o telematico, l’ingresso di un numero di persone tale da assicurare, tenuto conto delle dimensioni delle sale, la distanza di due metri tra gruppi famigliari; è stata realizzata una pianificazione oraria, prevedendo degli intervalli di pausa dedicate alla sanificazione dei tavoli sedie, suppellettili e sale colloqui.
La sanificazione è stata, a mio modo di vedere, uno dei punti di forza dell’attività preventiva; tale attività, per una serie di motivi legati alla particolarità del contesto lavorativo ed anche all’assenza di specifiche risorse non è stata affidata ad una ditta esterna specializzata ma è stata svolta e viene tuttora svolta da personale di PP adeguatamente formato che si avvale di manodopera detenuta altrettanto ugualmente formata. In concreto, utilizzando una procedura, praticamente identica a quella eseguita dall’azienda ospedaliera di Teramo, vengono svolte due sanificazioni generali a settimana, in tutti gli uffici, nei luoghi di vita comune e di lavoro dei detenuti, sui mezzi del NTP e periodicamente nella palazzina adibita a caserma agenti.
Così come importante sempre in chiave preventiva è la convenzione stipulata con l’Asl di Teramo avente ad oggetto l’effettuazioni di tamponi molecolari, grazie ai quali viene realizzata con cadenza mensile uno screening del personale di PP e di quello del comparto funzioni centrali, esteso anche ai volontari autorizzati all’ingresso.
In definitiva ed avviandomi alla conclusione, sono state messe in campo una serie di iniziative, di accorgimenti organizzativi, di azioni e comportamenti che ad oggi hanno consentito a questo istituto di evitare l’insorgenza e la diffusione perniciosa di casi di positività tra detenuti ed operatori, la quale, oltre alle evidenti conseguenze sul piano della salute dell’intera collettività penitenziaria, avrebbe potuto altresì determinare riflessi negativi sul piano dell’ordine e della sicurezza.
Per tali, motivi, ritengo che tale risultato rappresenti, nell’attuale contingenza, quello più importante nell’ambito di quelli operativi strettamente riconducibili ai nostri compiti istituzionali che pure sono stati garantiti, ivi inclusi quelli trattamentali che sono stati salvaguardati, seppure a determinate condizioni e modalità. Un obbiettivo, che è stato raggiunto grazie al comportamento di tutti voi che avete dato corso diligentemente e con senso del dovere, a tutte quelle direttive e prescrizioni che, mio tramite, vi sono arrivate. Un grande ed encomiabile lavoro di squadra di cui dobbiamo essere fieri ed orgogliosi, nella consapevolezza, però, che la guerra al virus non è ancora conclusa, che abbiamo vinto solo delle battaglie e che conseguentemente bisogna perseverare negli sforzi e nei comportanti virtuosi sinora adottati.
Avviandomi alla conclusione, mi piace citare un aneddoto; alcuni giorni fa, discorrendo con alcuni colleghi che avevano prestato servizio in alcuni istituti della regione, dove purtroppo si sono sviluppati importanti focolai di infezione da COVId-19, mi si diceva di essere stati fortunati; sicuramente siamo stati fortunati, ma se è vero com’ è vero che la fortuna aiuta gli audaci, dico in tutta umiltà ma con altrettanta forza, che prima ancora di esser fortunati, siamo stati bravi, bravi nell’ essersi mossi tempestivamente sulle criticità prevenendole, bravi nel aver prestato rigorosa attenzione alle esigenze sanitarie e di sicurezza, bravi in definitiva di aver allestito nel complesso un sistema di prevenzione che ha fatto sì che il nostro istituto, ad oggi, sia uno dei pochi del distretto se non l’unico ad essere risultato indenne dal contagio.
Tale risultato è stato conseguito, grazie al contributo di voi tutti, uomini e donne della Polizia Penitenziaria a cui è affidata quella silenziosa operatività che inizia con la presa in consegna del detenuto e finisce all’atto della sua dimissione, che non è fatta di gesti eclatanti ma di atti quotidiani, privi di immediata visibilità e di soddisfazione personale e professionale e non di rado forieri di momenti di conflittualità. Di ciò vi ringrazio sentitamente.
Desidero, infine, ringraziare il Direttore per la fiducia accordatami in questi anni di comando per non aver mai messo in discussione l’autonomia professionale ed operativa del personale di polizia penitenziaria, di cui sono responsabile, soprattutto relativamente alla scelte, a volte ardite, come quelle adottate per la gestione della fase emergenziale.
Grazie per l’attenzione riservatami, Viva il Corpo di Polizia Penitenziaria, Viva L’Italia!
Il Comandante di Reparto
Dirigente di PP Livio Recchiuti