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ESTERPANCHINAUna panchina rossa, con una veste bianca macchiata di sangue. E' il monumento con il quale l'artista Francesco Perilli, su incarico del Lions Club Val Vibrata, ha voluto ricordare la dottoresse Ester Pasqualoni, uccisa proprio quattro anni fa, da uno stalker, nel parcheggio dell'ospedale di Sant'Omero, dove lavorava come responsabile del day hospital oncologico. Proprio lì, in quel parcheggio, autorità e colleghi della dottoressa vittima del gesto femminicida di un uomo, che poi si suicidò, hanno voluto ricordare le grandi doti umane di Ester Pasqualoni, la sua rara disponibilità, la sua empatia immediata con ogni paziente. Alla presenza del fratello, Mariano, il disvelamento del monumento che la ricorderà per sempre.

Alla breve e sentita cerimonia hanno partecipato anche il fratello Mariano e la figlia Nausicaa, oltre ai rappresentati delle istituzioni: dal sottosegretario alla presidenza della giunta regionale Umberto D’Annuntiis, ai consiglieri regionali Emiliano Di Matteo e Dino Pepe, al presidente della Provincia Diego Di Bonaventura, al sindaco di Sant’Omero, Andrea Luzii. Presenti anche le rappresentanti di due associazioni attive nella lotta alla violenza sulle donne: Anna Di Donatantonio, coordinatrice di “Ester sono io”  e Anna Di Paolantonio responsabile del format “Amori amari” dell’associazione “Bon ton”.

“Per tutti noi il 21 giugno è il giorno in cui si rinnova un profondo dolore. Un dolore per il barbaro omicidio di Ester Pasqualoni, nostra stimata oncologa, apprezzata non solo per le sue qualità professionali, ma anche per le sue doti umane, per la sensibilità con cui trattava la sofferenza, per la disponibilità e la dolcezza con cui si approcciava ai suoi pazienti”, ha dichiarato il direttore generale della Asl, Maurizio Di Giosia. Il presidente del Lions Club Val Vibrata, Francesco Truscelli, ha ricordato la sua amicizia personale con Ester Pasqualoni “una valida professionista carica di umanità. Ricordo i sorrisi, la presenza costante che dedicava ai suoi malati, spesso gravi, a volte terminali. Questa panchina vuol anche essere un simbolo del “no” alla violenza contro le donne”.

Il maestro Perilli ha spiegato la scelta di  rappresentare sulla panchina un abito bianco: “per eccellenza il bianco simboleggia purezza e e innocenza. E la macchia rossa sull’abito bianco rappresenta il segno evidente di violenza crudele e mortale”.

Toccante la testimonianza del fratello della dottorezza uccisa, Mariano Pasqualoni: “Per lei fare il medico non era un lavoro, ma una missione, sin dagli studi universitari. Ester si faceva in quattro per gli altri, sia sul lavoro che nella vita privata. Tanto che ha avuto riguardi anche nei confronti del suo assassino. Vorrei che iniziative come questa siano un monito per tutte le donne: che mettano da parte tutto ciò che impedisce loro di denunciare le violenze. Ester non c’è più, ma Ester c’è e ci sarà sempre”.