E’ una storia che sa di buono e di bello. Di arte e di silenzio, ma anche di voci e di emozioni. E’ la storia, già mitica nelle premesse, di un novello Fitzcarraldo, un uomo che culla il sogno di costruirsi un teatro tutto suo, in mezzo ai boschi. L’Amazzonia dell’indimenticabile eroe di Herzog è, nella nostra storia, l’intreccio sapiente di rami e radici, di terra e di erbe, della strada che da Torricella s’incammina verso il Ceppo. "Siamo a 7km da piazza Garibaldi". E’ qui che un uomo che ha scelto di vivere di teatro, da regista, autore, docente, come Luciano Paesani, ha deciso di costruirsi un teatro tutto suo. In giardino, verrebbe da dire, anche se il “giardino” della sua bella casa antica, è in realtà l’area nella quale, fino a mezzo secolo fa si cuocevano i mattoni. La fornace non c’è più, adesso c’è il Teatro Ariel. Ariel, come lo spirito dell'aria nella Tempesta di Shakespeare. Il teatro è essenziale: un palcoscenico grande come quello del Comunale, costruito con la cassa armonica e duecentoventi posti a sedere. Le quinte e il resto si faranno poi. Il vecchio pollaio è diventato la casetta di pietra che ospita i camerini e i bagni e tutto è stato fatto (e pagato) senza alcun contributo pubblico. Il progetto è dell’ingegner Forcina, ma tutta la costruzione tecnica e più propriamente teatrale è di Renato Pilogallo, che sabato sera ha inaugurato con Lectus il nuovo teatro teramano.