C’è una sirena che suona, ma è un suono che stasera, sotto questo cielo triste, non vuole farsi annuncio di un’emergenza, ma tenero saluto ad un’amica che se ne va. Sul sagrato, le tute rosse degli operatori del 118 forma un corridoio, che amplifica le lacrime e l’applauso dei colleghi, di quelli che con lei hanno condiviso giornate e nottate nella trincea del pronto soccorso. C’erano tutti, oggi pomeriggio, nella chiesa di Colleparco, ad accompagnare Daniela Lisciani nel suo ultimo viaggio. E c’erano gli amici, i tantissimi che hanno avuto la fortuna di condividere una parte dei quarantasette anni vissuti da questa donna straordinaria, che aveva fatto del darsi agli altri la propria ragione di vita. Una passione, prima ancora che una professione, che Daniela condivideva con Andrea, l’amatissimo marito, con il quale ha costruito una splendida famiglia, arricchita da Lorenzo, Alessandro e Riccardo, i suoi tre figli scolpiti nel sorriso, ai quali si aggiungevano i tantissimi amici dei figli, per i quali Daniela era diventata un punto di riferimento, una sorta di mamma condivisa. Già, il sorriso. Era il tratto dominante del carattere di Daniela, un sorriso avvolgente, capace di creare subito quell’empatia sincera, che poi si rinsaldava nella profondità delle amicizie. Anche nei momenti più difficili della sua battaglia contro la malattia, non aveva mai perso il sorriso, che usava anche come arma per abbattere i muri della tristezza che a volte vedeva crescere negli occhi di quanti le volevano bene. C’è, nella morte di una donna di quarantasette anni, piena di gioia e di progetti, un senso profondo di ingiustizia, il sapore amaro di un destino che è sembrato accanirsi con inaudita ferocia. Invece, non è così. Non per Daniela. Perché nessun destino per quanto feroce, potrà mai spegnere il segno profondo che il suo sorriso ha lasciato nel cuore di quanti l’hanno conosciuta e amata.