“Felice di essere ospite a Teramo…È importante questa attenzione per la poesia” parole di Renato Minore, ospite del terzo incontro “Aspettando il Premio Teramo”, che ha presentato il suo libro di poesie “Ogni cosa è in prestito” (ed. La Nave di Teseo).
Minore critico letterario del Messaggero, ha insegnato all’Università di Roma e alla Luiss, è presidente della giuria Letteraria del Premio Flaiano, è stato giuratodel Premio Teramo.
Gli abbiamo rivolto alcune domande.
“Ogni cosa è in prestito” dice il bellissimo titolo di questa antologia che raccoglie i suoi versi…
Guardi ho raccolto queste poesie, poesie di una vita,con i sogni, i desideri, i bisogni che rispecchiano tempi diversi.
Proprio ripercorrendo questo territorio, proprio fissando e scrivendo alcuni punti, mi sono accorto che c’era un’idea che affiorava, l’idea di un nostro sapere nei confronti del mondo, nei confronti della realtà, nei confronti della pandemia che ci coinvolge e ci travolge, di un sapere che era fragile, era in prestito. La poesia può, nella consapevolezza che dà di questa fragilità,essere d’aiuto e può essere una sorta di cura quasi per sognare e vivere meglio con la consapevolezza di questa fragilità edi questo “essere in prestito” ogni cosa.
Lei “soffia” sulle parole che diventano versi, è un “innamorato” della parola?
La parola in ambiti diversi in cui cerco di usarla è fonte perenneanche di gioia, nel praticarla e nell’usarla, nel sentirla anche come ostacolo per arrivare a una comprensione più piena delle cose.
In questo senso la parola è qualcosa di molto importante che mette in contatto la parte più profonda e spesso inespugnabile del proprio essere.
Lei ha detto : “Forse la mia poesia è un continuo sforzo per documentare la faticosa ricerca di punti di appoggio, interpretazioni, ragioni qualsiasi intorno alla questione centrale dell’io, chi sono e perché sono…”.
Si, tornando al discorso della parola. La parola ha questo valore, significato quello di scavare dentro queste questioni di fondo che riguardano la nostra identità, il nostro rapporto con il mondo, riguardano anche la storia e tutto quello che è la storia. Il movimento stesso della parola, il suo incepparsi , il suo andare avanti, il suo crescere, tutto questo viene illuminato in una formaun po’ fragile, sempre insicura di sé ma sempre bisognosa di andare oltre.
Giulio Ferroni nell'introduzione parla del singolare e imprevisto crinale con cui la nostra vita e la nostra cultura si sono trovate a fare i conti nel 2020 quando il mondo intero ha dovuto interrogare “ l'inatteso”
Si, lui parlava di una poesia, in modo particolare : “Io sono qui e quello che ho compreso è già disfatto senza peso senza forma…”. C’è dentro questi versi la consapevolezza di una fragilità: ogni nostro sapere è provvisorio, incerto e bisognoso di nuove verifiche per essere sicuro di sé.
Questa fragilità è anche forza perché ci dà piena luce su certi meccanismi profondi del nostro essere, del nostro vivere il mondo che altrimenti sarebbero oscurati o totalmente rimossi.
Il libro è stato pubblicato dalla casa editrice “La nave di Teseo”, soddisfazione vero?
Grande soddisfazione perché penso che in questo momento sia la casa editrice più attiva e produttiva, ma ancheil riferimento culturale in Italia proprio perché riesce a cogliere realtà diverse italiane e non italiane e aproporle.
Un libro di poesia che entra in questo circuito è una soddisfazione , grande merito alla casa editrice.
Minore anche il dolore è in prestito?
Il dolore ha questa forma così forte, così avvolgente, così trascinante, ne siamo tutti pervasi.
Il dolore è qualcosa che ci viene dato e ci viene tolto, quindi fa parte di questa altalena che è il vivere, il nostro metterci a confronto in questa realtà con le nostre vite e con quello che inesorabilmente consuma queste realtà e queste vite.
ANNA BRANDIFERRO