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E' praticamente dal giorno del 18 di febbraio che il "Partito Comunista  Rifondazione di Teramo" non si riunisce più: né nei suoi organismi dirigenti, né con gli stessi iscritti. Scelta politica gravissima sensatamente voluta dal gruppo dirigente di maggioranza che, di fatto, prima, attraverso pretestuose e strumentali proposte e poi con totale disinteresse a scelte le più utili per il partito e per la campagna elettorale che incombeva, ha comunque prodotto, oltre al commissariamento della sezione (la più numerosa della provincia), l'uscita del Partito Comunista Rifondazione e dei comunisti, dopo ben 70 anni ininterrotti, dall'Assise Comunale e la conseguente scomparsa da Teramo. Si è parlato di un commissariamento quale scelta dovuta per comportamento indecoroso o troppo facinoroso di qualche compagno: no, Io direi invece di azione politica per poter bloccare ogni azione ed iniziativa politica che potesse in qualche modo dare visibilità al Partito Comunista  Rifondazione, ed ai comunisti tutti, anche perché dopo lo stesso commissariamento si sono effettuate riunioni in sede, guardandosi bene dal convocare compagni che avevano diritto a presiederle poiché ufficialmente facenti parte del medesimo organismo, dimostrando irresponsabilmente il massimo dell'inutile settarismo. Ebbene sì: a Teramo non è stato possibile alcun tipo di alleanze, mentre in provincia le più disparate: vedi Giulianova addirittura alleati al ballottaggio con la destra di Retko, lo stesso discutibili lo sono state quelle effettuate a Mosciano Sant'Angelo, quelle di Pineto, addirittura con esponenti gattiani ... tutto permesso dal segretario di federazione. A Teramo purtroppo si è voluta imporre una linea politica settaria ed autoreferenziale atta soltanto a rendere il Partito Comunista Rifondazione da principio al di fuori di ogni disputa che potesse contare per una importante vittoria di una sinistra pur anche alternativa allo stesso Partito Democratico, con il risultato che si è riconsegnata la città al centro destra e che alcun consigliere oggi rappresenti in assise comunale la medesima sinistra di riferimento. E per di più nel credere che Teramo capoluogo, con tutti i suoi problemi amministrativi, guidata per altri cinque anni dalla destra, una delle più forti d'Italia, con un partito democratico ridotto a poco più del 16%, ha bisogno dei comunisti tutti e delle loro proposte politiche. A fronte di tutto ciò inoltre vadano richiamati alle loro precise responsabilità quei compagni che in cinque anni, dal 2009 al 2014, hanno ridotto il Partito Comunista Rifondazione di Teramo, da quella percentuale che comunque assicurava un consigliere al Comune a Teramo, a quella odierna equivalente ad un prefisso telefonico, anche perché, ciò nonostante, continuano arrogantemente nella loro azione distruttiva e deleteria, da veri "liquidatori" del partito, arrivando persino a chiudere il circolo cambiandone la serratura alla porta d'ingresso e perseverando nelle loro riunioni carbonare. Concludo nel dire che "in primis" il partito non è cosa loro o padronale, ma di tutti i compagni, né è in stato di liquidazione e nell'assicurare che per un comunista fare attività politica la sede non è del tutto necessaria, ma come raccomandò Enrico Berlinguer a Padova, in quel suo ultimo discorso, essa va fatta "porta per porta, strada per strada, azienda per azienda, dialogando e parlando con i compagni, con la gente ...". Ed è proprio questo il programma che da comunisti, unitariamente, oggi in ogni territorio va iniziato ... . Mario FERZETTI (Componente del Direttivo Provinciale e Comunale di Rifondazione Comunista di Teramo). Vittorio MELOZZI (Componente Commissione Prov.le di Garanzia di Rifondazione Comunista di Teramo).