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Sede_Teramoizs-teramo Scoppia, anche se con grandissimo ritardo l'inchiesta sulla “lingua blu” l’epidemia che si diffuse oltre 10 anni fa in tutta Italia. Era blu la lingua degli animali malati. Era bianca la carta delle delibere che stanziavano milion i di euro per i vaccini. Sono nere le toghe dei magistrati che, sul caso “lingua blu”, ovvero sull’epidemia che si diffuse oltre 10 anni fa in tutta Italia e sui vaccini per combatterla hanno aperto un'inchiesta. Sono i sostituti procuratori delle Procura di Roma, quelli che ipotizzano che  i vaccini invece di debellare la malattia negli allevamenti in realtà ne avrebbero favorito la diffusione. Nell'inchiesta, secondo le prime indiscrezioni, sarebbero coinvolti anche due nomi noti alle cronache abruzzesi, il dottor Romano Marabelli, direttore generale del Dipartimento alimenti e sanità veterinaria del ministero della Sanità, e Vincenzo Caporale, all'epoca dei fatti direttore dell'istituto zooprofilattico sperimentale di Abruzzo e Molise. I magistrati li accuserebbero di aver organizzato un sistema che, negli anni, anziché prevenire la malattia avrebbe contribuito a far strage di pecore e capre con ingenti danni per l'Erario e, in particolare, per alcune regioni a più alta vocazione agricola, con grandi allevamenti di ovini e caprini. .  L’inchiesta sarebbe collegata a quella aperta sugli allarmi lanciati per l’aviaria,l'altra presunta epidemia, perché il sospetto è che quegli allarmi sarebbero stati collegati all’acquisto di vaccini e a presunte tangenti a pubblici ufficiali, anche in relazione ad un traffico internazionale di agenti patogeni, molto ricercati dalle industrie che viogliono anticipare la concorrenza nello sviluppo dei vaccini. I nomi di Caporale e Marabelli, associati in questa inchiesta, non possono non richiamare il caso della Fondazione dell'Izs, ovvero quella sorta di Istituto parallelo con incarichi a vita, grazie al quale l'ex direttore dell'Izs avrebbe di fatto potuto ereditare e quindi tutta una serie di competenze, oggi direttamente riconducibili allo stesso Istituto. Negli organi di gestione figurava anche lo stesso Marabelli (che l'espresso definì compare d'anello di Caporale) poi costretto a rassegnare precipitosamente le dimissioni a causa di un'inchiesta giornalistica. Adesso sarà la Procura di Roma a verificare l'operato di Marabvelli e Caporale, ma nelle attese dei teramani e degli abruzzesi resta, ancora, l'esito di altre inchieste: quella sui rimborsi di viaggio, per esempio, che ha visto la Finanza soggiornare a lungo negli uffici di campo fiera. La storia del "regno di Caporale" dovrà essere scritta alla luce della verità. Tutta. Anche quella sulla lingua blu. Per cominciare.