VIDEO/Il Pd denuncia i pesanti costi degli Swap per i cittadini per colpa dei mutui assunti dal Comune
Anche quest’anno sul bilancio comunale, e quindi sui cittadini teramani, pesano come un macigno i contratti derivati stipulati dal Comune con due istituti di credito nel giugno 2006 e che impegneranno il nostro Ente fino al 31 dicembre 2025.
Nell’ultimo esercizio siamo stati costretti a pagare flussi differenziali negativi per un importo di 393.500 euro, addirittura il 30% in più rispetto all’impegno finanziario dell’anno precedente! Lo scrive in una nota il capogruppo del Pd in consiglio comunale Gianguido D'Alberto.
Gli Swap stipulati dal Comune di Teramo consentono in teoria la estinzione anticipata del contratto ma essa è particolarmente onerosa, impensabile allo stato attuale per le critiche situazioni finanziarie. Infatti, il mark to market, ovvero il costo che dovremmo sostenere se decidessimo di liberarci ad nutum dal contratto, al 31 luglio 2014 (come risulta dalla relazione dei revisori) era fissato in oltre 2 milioni di euro! E’ evidente che ci troviamo in una situazione in cui annualmente paghiamo somme particolarmente rilevanti che incidono pesantemente sulle spese correnti e legate a contratti dai quali di fatto non sembra possibile liberarsi anticipatamente in modo indolore per le casse comunali.
Dalla lettura di questi dati si ricava con chiarezza che, fermi restando gli aspetti tecnici, si è rivelata una scelta politica dannosa e che può essere messa in discussione anche sul piano della legittimità in virtù della recente giurisprudenza amministrativa che ha riconosciuto agli enti locali la possibilità di annullare in autotutela gli atti autorizzatori dei derivati. In particolare, partendo da quanto affermato dalla sentenza del TAR Piemonte n. 373 del 2013 che ha ritenuto legittimo l’annullamento d’ufficio di alcuni contratti swap sottoscritti dal Comune di Omegna, appare necessario chiedersi:
- per quale ragione la stipula dei contratti derivati del nostro Comune è stata autorizzata con una delibera di Giunta, la numero 345 del 22 giugno 2006, anziché dal Consiglio comunale, in palese violazione dell’articolo 42, comma 1, lett. i) del Testo Unico degli Enti locali che attribuisce in via esclusiva al consiglio la competenza per l'autorizzazione alla sottoscrizione di mutui o di contratti che comportino delle spese che impegnano i bilanci per gli esercizi successivi? Qui non c’è solo una questione giuridica ma un dato politico rilevante: non è ammissibile che una maggioranza, una Giunta, un esecutivo, faccia delle scelte che scarichino le loro conseguenze negative sulle consiliature e sulle generazioni successive;
- perché le banche contraenti non sono state individuate e scelte attraverso una gara pubblica o comunque mediante forme che garantissero il rispetto dei principi comunitari di parità di trattamento, non discriminazione, pubblicità e trasparenza? Non si è agito in modo conforme ai canoni di sana gestione finanziaria privando l’Ente dei benefici che sarebbero potuti derivare in termini di migliori condizioni economiche e contrattuali che di norma scaturiscono da una aperta competizione tra gli operatori.
Alla luce di questi chiarimenti giurisprudenziali e dopo le innumerevoli sollecitazioni che abbiamo effettuato in Consiglio negli ultimi anni, è necessario che questa amministrazione smetta di far finta di nulla e dica chiaramente quale strada intende intraprendere sul punto, anche in considerazione della valutazione commissionata ad una società esterna specializzata nel settore e da cui sono emerse importanti criticità in termini di previsione di ulteriori differenziali negativi a carico del Comune di Teramo fino alla scadenza (ulteriori 2,3 milioni di euro!).
La delicatezza della situazione non consente di ritardare ancora le scelte e le valutazioni dell'amministrazione. Non lo consente la condizione economico-finanziaria comunale ma soprattutto non lo consente la realtà dell'intera comunità teramana che a fronte di una pressione tributaria altissima e a causa di spese ormai fuori controllo per l’incapacità gestionale di ci amministra, vede ridursi in modo inaccettabile la quantità e la qualità dei servizi ad essa forniti, chiude D'Alberto.
GUARDA IL SERVIZIO