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di ANTONIO D'AMORE Scottato dalla batosta elettorale in Provincia. Innervosito dalla "diaspora" vibratiana. Preoccupato dalla tenuta del suo piccolo esercito, perché se è difficile tenere serrate le fila di un movimento quando si governa, figuriamoci quando non si governa, Paolo Gatti, tradendo una difficoltà che è di riconoscibilitá, prima ancora che politica,ha deciso di muovere i pretoriani e di fare la voce grossa in consiglio provinciale. Oggetto del contendere, il casus belli politico più significativo dell'ultimo triennio: il colpo da maestro del neopresidente Di Sabatino, che ha pescato, nel delegare due consiglieri del centrodestra, proprio in quella vibrata che si è ribellata a Gatti. Così, questa sera, in consiglio provinciale, I succitati pretoriani Franco Fracassa e Severino Serrani hanno aggredito verbalmente i due "traditori" Massimo Vagnoni e Tonia Piccioni, accusandoli di essere dei voltagabbana, di essersi venduti, di voler distruggere il centrodestra, di aver schiuso la porta ad una nuova ondata di "fughe" o, magari, di scivolamenti verso quel Ncd che, ereditando di fatto la "tradizione accomodantista" dell'estinto Udc, non disdegna di sedersi a destra o sinistra a seconda della poltrona libera. Eppure, sembra che il Sindaco Brucchi avesse tentato, nelle ultime ore, di evitare l'accettazione delle deleghe da parte della Piccioni, anche per riaffermare (o finalmente affermare?) il suo ruolo di coordinatore provinciale di un partito, Forza Italia, che anche a livello nazionale è in cerca d'autore. La Piccioni, però ha accettato...e ha accettato anche Vagnoni... addirittura felici di poter partecipare a questa nuova fase politica, alla faccia delle logiche di un Centrodestra che, finito il potere regionale di Gatti, ha dimostrato quanto fossero solidi e solidali i vincoli dell'esercito miciesco. Eppure, proprio nel momento in cui più netti sembrano i segni del declino della prima era gattiana, paradossalmente va in scena il trionfo del gattismo politico. Vagnoni e la Piccioni sono, infatti, la sublimazione di quel gioco di piccoli trasformismi, di trasversalismi all'ombra dei campanili che, ad Isola come a Roseto, a Civitella come a Giulianova, hanno visto l'ex assessore tessere una rete di contropotere di centrodestra che, alla fine, come un mostro ingrato della mitologia, non poteva che fagocitare anche il suo stesso creatore. Chi di contropotere colpisce...