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corpo-forestale-macchina-generica Prendevano in subappalto nei grandi cantieri abruzzesi come quello di Ikea il trasporto delle terre e rocce provenienti dagli scavi di cantiere e invece di trattare quel materiale come rifiuti speciali lo sversavano illegalmente nelle vicinanze del fiume Pescara, tanto da averne alterato in modo “significativo” l’equilibrio. È un grave danno ambientale, quello venuto come conseguenza del traffico illecito scoperto dalla Forestale abruzzese e messo in atto dai vertici di una ditta di trasporti, con l’obiettivo di limitare i costi di trasporto ed evitare quelli di smaltimento. Nell’operazione, che è stata denominata “Terre d’oro”, sono stati impegnati 100 forestali, 30 pattuglie operative e un elicottero. L’inchiesta, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, vede 4 arresti domiciliari, 1 interdizione all’imprenditoria e 18 indagati complessivi, ai quali si aggiungono i 2 del filone parallelo curato dalla squadra Mobile di Pescara, che coinvolge anche il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio. “Anche se finora non si è riusciti a dimostrare il nesso causale tra i fatti di questa inchiesta e l’alluvione del 2013, le indagini continueranno”, ha promesso il comandante regionale abruzzese del Cfs, Ciro Lungo. La responsabile del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (Nipaf) di Pescara, Annamaria Angelozzi, ha inoltre aggiunto che nei prossimi accertamenti che si risalirà la filiera “prendendo in esame anche gli scavi di realizzazione dei 19 quartieri antisismici con 4.500 appartamenti del progetto C.a.s.e. dell’Aquila”, costruiti dopo il sisma del 6 aprile 2009 per dare alloggio a oltre 15 mila sfollati. Secondo quanto accertato dagli investigatori, tra i siti riempiti con 400 mila metri cubi di terra e rocce, che pesano mezzo milione di tonnellate, c’è anche una “cassa di espansione” del fiume Pescara: un bacino artificiale che dovrebbe servire a contenere l’acqua in caso di piena ed evitare alluvioni è stato riempito di terra e reso quindi non funzionante. La Mobile pescarese ha svolto perquisizioni sia nel Comune di Chieti sia nell’abitazione privata del primo cittadino teatino, da 5 anni alla guida del Comune, coinvolto per la parte collegata al cosiddetto “Megalo 3”, cioè un progetto di sviluppo del grande centro commerciale di Chieti Scalo.
Sono di concorso in creazione di discariche abusive e traffico illecito di rifiuti le accuse a vario titolo per i 18 indagati nell'inchiesta giudiziaria condotta dal Corpo forestale dello Stato che ha scoperto un traffico illecito di terre di scavo irregolari, che vanno smaltite come i rifiuti. Gli arrestati ai domiciliari sono Filippo Colanzi, 49 anni, di Chieti; Carmen Pinti, 46, di Bucchianico (Chieti); Gianluca Milillo, 42, di Sulmona (L'Aquila); Massimiliano Di Cintio, 41, di Pescara. La misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare determinate attività imprenditoriali è stata applicata nei confronti di Emanuele Colanzi, 25, di Guardiagrele (Chieti). Gli altri indagati sono Bruno Maria Bazzoni, 68, di Darfo Boario Terme (Brescia); Giuliano Garavelli, 55, di Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena); Alberto Voltolina, 42, di Chioggia (Verona); Antonio Di Muzio, 51, di Chieti; Remo Alessandro Ghignone, 73, di Milano; Vera D'Agostino, 55, di Moscufo (Pescara); Enzo Perilli, 48, di Atri (Teramo); Carmine Rapani, 65, di Giulianova (Teramo); Carla Rubino, 65, di Foggia; Luigi Renzitti, 64, di Penna Sant'Andrea (Teramo); Ernano Natale, 64, di Montesilvano (Pescara); Osvaldo Amico, 47, di Alessano (Lecce); Doriana Buccarello, 44, di Basilea (Svizzera).   Nel secondo filone di inchiesta, insieme al sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, risultano indagati Michele Colistro, dirigente dell'autorità di bacino regionale e il già citato imprenditore teramano Enzo Perilli. Nelle 16 pagine del capo di imputazione risultano due reati a carico, traffico illecito di rifiuti e corruzione. Al momento sono in corso sequestri e perquisizioni in varie località Roma, Napoli, L'Aquila, Montesilvano, Francavilla, in sedi aziendali, uffici pubblici e privati, abitazioni. L'inchiesta è condotta dai pm aquilani David Mancini e Fabio Picuti. Secondo una prima ricostruzione il filone chietino dell'inchiesta stralcio rispetto all'indagine madre del Corpo Forestale dello Stato riguarderebbe lo sversamento di oltre 93 mila metri cubi scavati nel vecchio cantiere Ikea di San Giovanni Teatino nell'area golenale del previsto progetto Megalò 3. Le gravi modifiche della quota livello dell'area di esondazione del fiume Pescara erano state oggetto di numerosi esposti di associazioni ambientalistiche e forze politiche, con l'intervento diretto del Genio Civile. Le ipotesi di reato di corruzione per Colistro e Di Primio riguarderebbero interventi per oltrepassare gli ostacoli intercorsi alla realizzazione del progetto.