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"La sempre più drammatica situazione finanziaria del Comune di Teramo, di cui abbiamo quotidianamente contezza solo attraverso scoordinate dichiarazioni stampa dei nostri amministratori, impone al Sindaco Brucchi di riferire immediatamente in Consiglio comunale della reale e non fittizia condizione del bilancio, anche in considerazione dell'introduzione del nuovo sistema contabile per gli enti locali". Lo chiede Gianguido D’Alberto, capogruppo Pd a Teramo, rilevando in particolare "l'allarmante dato relativo alla situazione dell'anticipazione di cassa per il 2014 per la quale non è stato possibile un rientro al 31 dicembre dello scorso anno: l’importo dello scoperto a tale data ammonta infatti a circa 4 milioni e 300 mila euro. E si tratta di un elemento di criticità strutturale non transitoria se si considera che nel corso del 2015 siamo stati di fatto in costante anticipazione, con lo scoperto attuale che ammonta a circa 7 milioni e 500 mila euro". Aggiunge il capogruppo. "Il Sindaco non cerchi di scaricare, come suo solito, le colpe sui tagli dei governi che si sono succeduti in questi anni. Infatti, se è vero che nel nostro Paese si è realizzato un federalismo schizofrenico che ha creato forte instabilità, la responsabilità per lo stato finanziario del nostro comune è tutta addebitabile alle scelte di chi ci malgoverna ormai da 10 anni". D'Alberto incalza: "Quale credibilità può avere un Sindaco che, da un lato, chiede sacrifici ai propri cittadini in termini di aumento esponenziale della pressione tributaria e di riduzione drastica dei servizi e, dall’altro, in una situazione così delicata non abbatte la spesa corrente improduttiva  e continua a mantenere in piedi, a stipendio pieno, il carrozzone della giunta dei 9 assessori tra l'altro incapace di risolvere anche i problemi più elementari che la nostra collettività solleva?". E conclude: "Mentre la nave rischia di affondare, l'orchestrina Brucchi continua in blocco a suonare, non per una finalità nobile, ma al solo disperato fine di conservare nelle proprie mani gli strumenti di un potere che ormai nei fatti è privo del consenso popolare". D'ALBERTO