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8-marzo-mimosa Viola (nome di fantasia) lavora in un’azienda tessile della nostra Provincia che da qualche tempo utilizza la cassa integrazione straordinaria per crisi. E’ una delle poche attività in cui la cassa è utilizzata per poche ore e la rotazione è piuttosto equa. Dopo la maternità per il terzo figlio torna al lavoro, ma la titolare la colloca in CIGS e continua a sostituirla personalmente. A quel punto Viola, tramite la CGIL a cui è iscritta, chiede un incontro all’azienda. La titolare spiega allora che il suo comportamento è giustificato dal fatto che non può più fidarsi perché “lei ha addirittura fatto il terzo figlio!”. Questa lavoratrice è stata reinserita, ma la titolare le fa scontare tutti i giorni la “colpa” di aver partorito. Storie simili capitano più spesso di quanto si possa pensare, anzi, sempre più donne accettano di “dimettersi” dopo la maternità. La crisi è infatti portatrice non solo di perdita di posti di lavoro, ma anche di una riduzione sotterranea dei diritti, che ha fondamento in una regressione culturale della nostra società. La Provincia di Teramo, un tempo motore di sviluppo e di occupazione di tante donne è, da questo punto di vista, in grande sofferenza. Lo leggiamo nei numeri e lo viviamo nelle storie quotidiane delle tante “Viola” che incontriamo ogni giorno. Lo slogan che la CGIL ha scelto per il manifesto di celebrazione dell’8 marzo 2015 recita “la disuguaglianza non paga”. La disuguaglianza tra uomini e donne nel 2015 è differenza di salario, carriere lavorative che mortificano i talenti ed i percorsi formativi, messa in discussione, nei fatti, del diritto di maternità, assenza di strutture per la conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, disoccupazione, povertà, razzismo e violenza. La CGIL di Teramo non augura buon 8 marzo alle donne, ma celebra le conquiste che hanno fatto crescere la società italiana e lotta tutti i giorni contro la cultura che spaccia per modernità il taglio dei diritti. Lo scrive la Segreteria Provinciale della CGIL di Teramo.