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"La coerenza si declina al futuro e nel caso di specie guarda già a domani. In merito alla risoluzione sui punti nascita, presentata ieri in Consiglio Regionale, non v’è tema di smentita sull’attenzione e l’approfondimento che abbiamo dedicato all’argomento. Come ho già avuto modo di dire, le disposizioni ministeriali si abbattono come una scure sul territorio e rendono vana una battaglia, che nei principi ho sempre ritenuto sacrosanta", esordisce Mariani. "Con la riforma imminente del Titolo V e dell’articolo 117 della costituzione, cambiano totalmente anche le disposizioni in materia sanitaria, dal punto di vista della competenza delle regioni. Oggi parliamo di punti nascita e domani dovremo parlare di tagli ai pronto soccorso. Solo chi non vuole guardare in faccia la realtà, può accusare di incoerenza, nascondendosi dietro l’ombra dei campanili. Occorre dunque, rilanciare, ripensando tutto il sistema assistenziale sanitario della provincia di Teramo e più in generale, di tutto l’Abruzzo". Insiste Mariani: "Non possiamo più permetterci una mini ospedalizzazione diffusa, che peraltro si è dimostrata fallimentare a fronte della scarsità di servizi erogati e delle ingenti somme di mobilità passiva prodotte. In questi termini, ieri ho lanciato un guanto di sfida alle opposizioni in Consiglio: siamo in grado di pensare ad un destino diverso, dal baratro in cui sta lentamente sprofondando, per la sanità teramana? Siamo in grado di pensare ad un nuovo ospedale centrale dove ubicare le eccellenze di secondo livello e ridisegnare nei presidi periferici un nuovo destino necessario e complementare? Per mia natura, alle parole faccio seguire la concretezza dei fatti ed ho già contattato gli interlocutori per convocare un tavolo tecnico in cui discutere la possibilità di realizzare un nuovo e funzionale assetto sanitario per la nostra provincia". E conclude: "Il San Liberatore, come Sant’Omero e Giulianova devono essere salvati, sono assolutamente d’accordo, ma la loro salvezza non passa di certo dal mantenimento ostinato di singoli reparti, quanto piuttosto dalla specializzazione funzionale di cui abbiamo bisogno per i nostri cittadini, che troppo spesso ho visto armarsi di bagagli, alla volta di un’altra sanità"