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Ufficialmente era assente dal lavoro per le conseguenze di un infortunio che gli impediva di svolgere il suo lavoro quotidiano, ma in realtà praticava attività sportiva semiagonistica. Per questo, un dipendente dell'Acquedotto del Ruzzo si è visto recapitare una lettera di licenziamento in tronco, con la quale la società del presidente Forlini, contestandogli l'evidente incongruenza tra l'impossibilità di lavorare e quella di fare sport, ha deciso di procedere per giusta causa. E non è l'unico licenziamento in tronco adottato dall'azienda di via Dati nelle ultime settimane, visto che in totale le lettere spedite sono state tre, oltre a quella dello sportivo infortunato ma solo per gli impegni lavorativi, sono stati conclusi i rapporti di lavoro con altri due stipendiati dell'acquedotto Il primo è stato licenziato per raggiunto limite delle assenze per malattia. Esiste, infatti, una norma contrattuale che consente all'azienda, alla scadenza del cosiddetto termine di comporto, ovvero del limite di conservazione del posto di lavoro in caso di malattia, di rescindere il contratto di lavoro. e  così è stato Nel terzo caso, invece, si tratta di un provvedimento adottato nei confronti di un dipendente che, alla luce di una serie di assenze, non è stato in grado di giustificarle, offrendo così all'azienda la possibilità di adottare il provvedimento di licenziamento per abbandono ingiustificato dal posto di lavoro. Aldilà delle considerazioni morali, etiche e sindacali del caso, l'adozione dei tre provvedimenti dimostra, in maniera più che evidente, il cambio di rotta adottato da un'azienda nella quale, forse, in passato, qualcuno aveva considerata lecita una gestione disinvolta delle regole contrattuali.