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Giovedì 2 aprile alle ore 18.30 presso il Centro Socio Culturale dell’Annunziata di Giulianova va in scena lo Stabat Mater. La famosa preghiera, sulle musiche di Gioachino Rossini, sarà eseguita dall’ Abruzzo Festival Orchestra magistralmente diretta dal Maestro Christian Starinieri, e interpretata dai solisti Patrizia Perozzi, soprano, Carlo Assogna, tenore, Flavia Petinii, mezzosoprano, Francesco Baiocchi, basso, accompagnati dal Coro Canentes diretto dal Maestro Serena Marino e con la partecipazione per la prima volta in assoluto del corpo di ballo Compagnia Antonio Minini. Si tratta di un evento unico che vede per la prima volta l’inserimento di coreografie danzate in una tra le preghiere più famose e profondamente spirituali dedicate alla Madonna.Scrittura profonda e tormentata, il capolavoro rossiniano si compone di dieci movimenti eseguiti per la prima volta sotto la direzione di Donizetti il 7 gennaio 1842 nella Salle Ventadour di Parigi.  I commenti della critica furono enfatici, ma allo stesso venne accusato di profanare la forma sacra introducendo stilemi tipicamente operistici: posto a mezza via tra l’opera e la musica sacra propriamente detta, ricalca lo stile operistico del Rossini più maturo unitamente ad un originale recupero delle tradizioni polifoniche italiane.L’evento è realizzato dal Comune di Giulianova in collaborazione con ACS Abruzzo Circuito Spettacolo, circuito regionale di distribuzione e promozione dello spettacolo dal vivo, e l’incasso sarà destinato all’attuazione del Progetto Posillipo, un “progetto pilota” per il piano di restauro e manutenzione della collezione civica donata nel 1928 da Vincenzo Bindi alla Città di Giulianova e all’Abruzzo. La Collezione di oltre 400 opere inizia dal Seicento napoletano con Francesco Solimena, Luca Giordano e De Ribera e, passando per il Settecento di Sebastiano Conca, Pompeo Batoni e di Jakob Hackert, attraversa l’Ottocento con il folto nucleo della raccolta della Scuola di Posillipo e con i grandi maestri abruzzesi come Francesco Paolo Michetti, i Palizzi, Pasquale Celommi, Gennaro Della Monica e Raffaello Pagliaccetti. Vincenzo Bindi ha lasciato ai suoi concittadini e alla sua regione un patrimonio che ha urgenza di poter essere curato e presto riaccolto all’interno del palazzo di corso Garibaldi e nella vita del Polo Museale Civico.