Sono stati dei pattini d’argento a farmi innamorare dei libri. Il mio primo risale al Natale dei miei sei anni e si chiamava proprio “Pattini d’argento”, della scrittrice statunitense Mary Mapes Dodge. Era una storia di buoni sentimenti, di sogni realizzati, di un destino avverso già segnato, improvvisamente tramutato in positivo. Poco dopo una zia mi regalò un’edizione dell’Inferno di Dante per bambini: Dante divenne sin da allora la passione della vita, al punto che poi scelsi di sostenere tre esami di Filologia e Critica dantesca all’università.
I libri hanno sempre accompagnato i miei giorni e lo fanno tuttora. Alcuni sono diventati pietre miliari: “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust, “Viaggio al termine della notte” di Céline, “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij, “La metamorfosi” di Kafka, “La coscienza di Zeno” di Svevo. A ognuno di questi devo un tratto del mio carattere.
Il titolo di questa rubrica qualifica la mia devozione per questo oggetto materiale, tattile, nel quale è racchiuso uno spiritello benigno che – quando riceve le nostre attenzioni – ci rende migliori. Trovo che sia sempre un privilegio tornare a scrivere di libri, perché parlare di un testo narrativo o saggistico dopo averlo letto significa metabolizzarlo, rifletterlo, farlo proprio, innamorarsene e diffondere passione e curiosità a chi potrebbe ricevere altrettanto amore. In queste righe, però, scriverò anche di arte, di mostre, di cinema, di teatro. Della bellezza che nutre l’anima.
Del resto, l’ha detto una volta per tutte Virginia Woolf: “talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine”.
Ringrazio il sito certastampa.it per l’ospitalità, la direzione e tutto lo staff.
Il poeta Ignazio Buttitta amava ripetere che “una casa senza libri è una stalla”, perciò auguro a tutti – se non lo siete già – di ammalarvi di bibliomania!
MARIA CRISTINA MARRONI