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Bacimarronj 
Il poeta Catullo non era mai sazio dei baci di Lesbia. Nel carme 5 del suo libellus dice di volerne perdere il conto, talmente tanti sono i baci che i due amanti si scambiano da far invidia ai vecchi malevoli. Anche per Prévert "Les enfants qui s'aiment s'embrassent debout/
Contre les portes de la nuit/
Et les passants qui passent les désignent du doigt", "I ragazzi che si amano si baciano in piedi/
Contro le porte della notte/
E i passanti che passano li segnano a dito".
Senza baci siamo poca cosa, senz'anima siamo poca cosa.Il nuovo libro del poeta e scrittore spagnolo Manuel Vilas, "I baci" (Guanda, pagg. 432), parla di erotismo, come di un'esperienza quasi soprannaturale, inspiegabile. Nel titolo compare la parola baci, al plurale, perché i baci non bastano mai, non si è mai appagati dall'amore e dalla passione.
Il racconto inizia nel marzo 2020, in piena pandemia, ed è proprio questa tragedia collettiva, paradossalmente, a rompere gli schemi della quotidianità per aprire all'entropia dell'erotismo.
Salvador, il protagonista, è un professore di cinquantotto anni, che viene mandato in prepensionamento per problemi di amnesia. Decide allora, poco prima del lockdown, di recarsi in una baita di montagna a Sotopeña, sull'altopiano castigliano. Lascia Madrid, con la sua frenesia, per isolarsi in un luogo di quiete, portando con sé un solo libro, il Don Chisciotte di Cervantes. Lì incontra Montserrat, una donna molto bella, commessa in un piccolo negozio di generi alimentari, separata dal marito, che vive in Germania con il loro figlio Marc.
La colonna sonora del viaggio introspettivo di Salvador, perché questo si riveleranno i quattro mesi trascorsi nella casa del bosco, è la canzone di Franco Battiato, "Voglio vederti danzare", un inno all'ebrezza della vita, alla gioia, alla spensieratezza.
Presto Montserrat, donna dalla forte e travolgente personalità, diventa la sua amante e Salvador sarà avido d'amore, avido di baci, perché "l'avidità ci mantiene vivi e svegli", perché l'illusione di essere ancora in vita passa proprio per l'amore. La vita è amore, è innamorarsi, anche durante la pandemia, quando tutto si sospende e tace, la vita continua comunque a sentire.
Come Don Chisciotte, con cui Salvador si identifica, pensa che Dulcinea sia l'unica cosa che conti nella vita, così per Salvador è Montserrat a diventare la propria religione.
Un giorno Salvador attribuisce a Montserrat il nome di Altisidora, una donna che compare nella seconda parte del "Don Chisciotte": "Ha fama di intrigante e perfino di donna crudele, ma a me non sembra. A me sembra adorabile. Mi sembra un simbolo del potere della vita. È, sì, un po' trasgressiva, anche ribelle. E ha un nome bellissimo. Mi piace la forza del nome, la sua sonorità. E mi piacerebbe chiamarti così: Altisidora. Voglio dire che mi piacerebbe che fossi Altisidora soltanto per me". Così da quel giorno Montserrat diventa Altisidora.
La vita fugge anche durante la pandemia e si riempie, come può, di ciò che capita, ma tutto accade per amore "che è la forza più grande, quella che può dare ordini agli stati gravitazionali della materia e della realtà, perfino dell'oscurità. E c'è molta bellezza in tutto questo, perché l'amore lascia sempre tracce là dove è stato, lascia macchie, bruciature, orme".
La paura della pandemia si cura solo con baci profondi, godendo e infischiandosene di abbandonarsi alla paura e a logorroici discorsi sul virus. "Non esistono parole, semplicemente sono i baci, quelle luci intense sul cammino della vita, quelle luci accecanti oltre le quali c'è un altro essere umano, che ci attende in un gesto di eternità consentita dalla morte. Questo sono i baci. Alla fine so cosa sono i baci. E so che lei mi guarda con desiderio, perché mentre mi guarda i suoi occhi si allargano".
Quei mesi rappresentano inoltre per Salvador un'occasione per ripensare a tutta la propria vita, pensiero che si intreccia con la storia più recente della Spagna, con un evidente disprezzo per la politica, la monarchia, la ricchezza.
L'idea di fondo del romanzo è che l'amore possa salvarci dal vuoto, dalla noia esistenziale, dalla paura, perciò il protagonista si chiama Salvador, colui che si salva attraverso l'amore e l'erotismo.
L'amore che Salvador e Montserrat vivono è un amore della maturità, ovvero "l'età del milione di cautele". Un amore che è "più saggio, ma erotico e intenso come quello della gioventù". Gli amanti maturi non vogliono soffrire, perciò scelgono l'amore con maggiore prudenza.
Il romanzo rilancia la domanda eterna "di cosa parliamo, quando parliamo d'amore?", che vorrebbe offrire una risposta alle dinamiche del desiderio. L'erotismo rifiuta l'onestà del dovere. Nel film "In the mood for love", che ha ispirato Vilas per "I Baci", le vicende di Hong Kong nel 1962 sono prefigurate dall'apologo nel cartello che apre il film: «Fu un faccia a faccia imbarazzante, lei, sia pure con pudore, gli diede l'occasione di avvicinarsi, ma a lui mancò il coraggio. E allora lei, voltandogli le spalle, se ne andò via». Senza coraggio non è dato amare, senza coraggio non si riescono a voltare le spalle al mondo, nei limiti non esiste passione.
Salvador si salva attraverso l'amore: "Non posso essere più felice, più complice della vita. Vedo lei e penso che il miracolo continua. Com’è possibile, se non per opera di un miracolo, che un uomo come me, così anodino e così poca cosa, riceva la visita di questa donna così bella e così piena di vita? Restiamo muti entrambi, guardandoci all’ultimo sole del pomeriggio, cercando di scoprire nei nostri sguardi un cammino che ci porti alla confidenza, all’amicizia piena, forse all’amore». 
Il romanzo si chiude con un altro potente assunto: l'erotismo e l'amore ideale sono vittime di logoramento, causato dalla convivenza o dal matrimonio. Marcel Proust ebbe una grande intuizione a proposito dell'amore: ovvero il suo legame consustanziale con lo spazio e il tempo. I luoghi che abbiamo vissuto insieme alla persona che amiamo ardono e trattengono per sempre una luminescenza.
È solo nella memoria che la meraviglia dell'amore e l'erotismo continuano a sopravvivere, perché in essi c'è stata bellezza, e la vita ci appare sempre sorprendente.

MARIA CRISTINA MARRONI