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SalvareleossaSalvare le ossa per continuare ad amare

Quando hai quindici anni e sei femmina, l’unica femmina di quattro figli, e vivi alla “Fossa” in Mississippi nella povertà, tra rottami e baracche, orfana di madre e con un padre sempre ubriaco, e cerchi amore dove l’amore non c’è, tutto quello che ti resta da fare è salvarti le ossa. Non resta altro da fare: il corpo è già lacerato e nessuna madre potrà consolarti, nessuna Madonna accoglierà le tue preghiere.

Quando hai quindici anni, come Esch, e resti incinta di chi l’amore lo ha rubato, ma non ti guarda neppure negli occhi, non resta altro che piangere lacrime fangose, chiusa nel bagno, mentre fuori la natura si ribella con violenza.

Esch è la giovane protagonista di Salvare le ossa, primo romanzo della trilogia di Bois Sauvage, scritto dalla talentuosa Jesmyn Ward. Lei appare già nelle prime pagine, “piccola, scura e invisibile”, costretta in un mondo selvaggio e oppressivo a rifugiarsi nei libri: è intenta a leggere Edith Hamilton con le storie di Giasone e Medea, mentre il padre inizia a preparare la famiglia all’ arrivo di un uragano: Katrina.

Il romanzo, vincitore del prestigioso National Book Award nel 2011, racconta i dieci giorni della famiglia Batiste che precedono l’arrivo di Katrina. La famiglia è composta da un padre e quattro figli, tre maschi e una femmina: Skeetah, che ama visceralmente il suo cane China, Randall, campione di basket, Junior, il più piccolo, ed Esch, che vive la sessualità con spregiudicatezza, perché non ha più una madre che le insegni la vita. Con Manny, il padre inconsapevole del suo bambino, è però diverso rispetto agli altri ragazzi: un fuoco le avvampa l’anima e le brucia il cuore: “Secondo me Medea ha provato la stessa cosa per Giasone quando l’ha conosciuto e si è innamorata di lui; forse l’ha visto e ha sentito un fuoco divorante attraversarle il petto, un fuoco che le faceva ribollire il sangue prima di evaporare, caldissimo, a ogni centimetro di pelle. È una sensazione così forte che non riesco a capire come mai non la provi anche Manny”.

A Manny concede “il suo cuore di femmina”, perché quei brevi amplessi pieni di sogni e sudore, le danno l’illusione di essere amata, come Dafne, Euridice, Psiche.

Jesmyn Ward scrive un romanzo, che è anche un trattato antropologico, che racconta tramite le vicende che interessando la famiglia Batiste, la difficoltà di vivere in una certa periferia d’America, la fatica di essere, per il colore della pelle e per la povertà, degli esclusi. Questa famiglia, anche prima del passaggio di Katrina, “vive inseguendo un futuro appeso a un filo di seta”: non hanno abiti decenti, non programmano vacanze, non frequentano i centri commerciali, non incontrano l’amante mentre la moglie è in vacanza. La vita si è accanita con queste persone dal momento della nascita e nulla conosceranno mai del sogno americano, anzi l’America è una falsa promessa.

La Ward ci getta dentro questa moderna tragedia senza risparmiarci nulla e attraverso una lingua essenziale, poetica e avvolgente, come un panno caldo dopo una tempesta, ci introduce alla storia attraverso uno dei primi capitoli più riusciti degli ultimi anni, in cui viene descritto il parto di una cagna da combattimento, che si riveste di diverse interpretazioni.

Come “una dea esausta” China, il pittbull di Skeetah, perde la forza mentre allatta i cuccioli. “ È il prezzo di essere femmina”, commenta Esch, che sente intanto sempre più stringerle la maglietta su questa pancia che cresce ogni giorno di più.

Katrina si abbatte nel golfo “come una regina per portare la morte”: anch’essa è femmina “è una donna, sono i peggiori”. “E così come Medea, le femmina tradita, anche Katrina si avvale dei suoi poteri magici e in uno sleale agguato fa a pezzi i suoi figli. Solo che persino nell’apocalisse del Mississippi quei figli non si rivelano uguali”.

Se volete farvi un regalo, durante l’estate leggete questo libro.

MARIA CRISTINA MARRONI