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 Fusillo

I romanzi d’amore e le storie sentimentali sono solitamente lontani dalla concezione comune di eroismo.

L’idea condivisa sull’amore è che si tratti di un’esperienza privata e intima, a volte segreta e comunque interiore. Al contrario l’eroismo è l’esperienza collettiva per eccellenza, associato indissolubilmente alla dimensione pubblica. L’eroe solitamente è un soggetto singolo che si eleva sullo sfondo di un’intera comunità, grazie alle sue doti intrinseche che lo innalzano a campione di coraggio, di convinzione nei propri mezzi, di perseveranza nei propri valori.

Come può, dunque, l’amore diventare eroico nell’immaginario antico, moderno e contemporaneo? Come può quel microcosmo che è rappresentato da una coppia di innamorati, diventare un macrocosmo? L’autore del saggio “Eroi dell’amore”, edito dalla casa editrice Il Mulino, Massimo Fusillo, Professore di Letterature comparate presso l’Università dell’Aquila, ha accettato una sfida ardua e l’ha vinta, selezionando modelli tratti dalla narrativa, dal cinema, dal fumetto, dalla musica.

Già Ovidio nelle Heroides, raccolta di lettere in distici elegiaci, attribuisce l’eroismo a donne che scrivono ai loro amanti, la presenza maschile è qui nettamente minoritaria. Vi ritroviamo Penelope, Arianna, Medea, Didone, Elena, che declinano l’amore attraverso la rabbia, il dolore, o, al contrario, attraverso la tenerezza, la passione e il desiderio. Per Ovidio queste donne sono eroine perché vivono il loro amore in modo totalizzante, sfidando il mondo, la morale, le istituzioni.

“Enea resta sempre impresso nei miei occhi senza quiete, Enea ho nella mente, notte e giorno. Ma lui è ingrato e sordo alle mie offerte generose e, se non fossi insensata, vorrei fare a meno di lui. Tuttavia non odio Enea, benché mediti il mio male, ma lamento la sua slealtà e, pur lamentandomi, lo amo di più”, dirà Didone di Enea.

Il libro “Eroi dell’amore” è diviso in tre capitoli: “La coppia contro il mondo”, “La seduzione come sovversione”, “La follia autodistruttiva”. Fra la coppia, cellula primaria del vivere in società, e l’amore solitario e non corrisposto, che può portare a conseguenze terribili come la follia e il suicidio, si pone la seduzione, che sfocia in una sessualità libera e fluida.

L’amore è eroico quando manda all’aria le convenzioni, le regole sociali, gli schemi prefissati, quando riconosce la propria fragilità, quando sa rimettere in gioco tutto per rimettersi in gioco.

Non c’è coppia più universalmente nota, in tutta la tradizione occidentale, di Romeo e Giulietta, divenuta paradigma assoluto di un amore folle, contrapposto alle regole del mondo adulto. La polarità di eros e thanatos nella vicenda shakespeariana verrà ripresa poi nel romanticismo e in tutte le storie di coppie coraggiose che sfidano il mondo, come anche le coppie omosessuali, che con il romanzo Maurice di E.M. Forster, osano manifestarsi in tutta la propria potenza. Davvero struggente è la descrizione della prima notte d’amore tra Maurice e Clive nel romanzo di Forster: “E la loro scena d’amore si protrasse, arricchita del vantaggio inestimabile d’una lingua nuova. Non c’erano tradizioni a intimidire i ragazzi, né convenzioni a decidere cosa fosse poetico e cosa assurdo. Partecipavano di una passione che poche menti inglesi hanno riconosciuto, e così crearono liberi da intralci. Alla fine un non so che d’una bellezza squisita sorse nell’animo di ciascuno dei due”. Forster con questo “non so che” idealizza al massimo questo amore, che arriva a creare una realtà nuova.

Il fascino romantico per il male viene interpretato anche da un celebre fumetto, ideato da Angela Giussani: Diabolik ed Eva Kant. Questi due personaggi sono abili ladri, aitanti e affascinanti, ”speculari” nell’aspetto fisico secondo la classica opposizione tra bianco e nero, simmetrici nelle loro storie passate e nelle loro straordinarie abilità, Diabolik ed Eva Kant sono una coppia eroicizzata al negativo grazie al rigore estremo con cui viene svolta la loro raffigurazione e la loro contrapposizione al mondo esterno”.

La seduzione e l’eros affondano le radici nell’epica antica: Elena incarna il prototipo della seduttrice insaziabile che conduce alla perdizione e, addirittura, alla guerra. Sartre e Simone de Beauvoir avevano coniato la definizione di “amori contingenti”, che possono coesistere accanto a quello “necessario”. Attraverso la seduzione un altro celeberrimo personaggio, Don Giovanni, attua la ripetizione infinita di attimi finiti. Il suo mito trova compimento nel capolavoro di Mozart. “Mozart è attratto dal lato oscuro di questo mito, dalla sua negatività, e dalla tenacia eroica con cui Don Giovanni fino alla fine non si pente”.

Euripide è stato l’interprete più efficace dell’amore come follia autodistruttiva, attraverso un interesse inedito per la sfera delle emozioni declinato, questa la vera novità delle sue tragedie, attraverso figure femminili di forte impatto, come quella di Fedra, che, innamoratasi, per volontà di Afrodite, del figliastro Ippolito, ne risulterà straziata, lacerata, vittima e carnefice allo stesso tempo.

L’amore può dunque essere eroico? Ogni volta che sfida la società, che si contrappone al senso comune, che assurge a nemico dell’ordine costituito, che si erge a senso assoluto della vita, che sovverte il sistema dei valori, l’amore è abnegazione, è ardimento, è eroismo che persegue un fine trascendente e anarchico, un fine così totalizzante da escludere in radice la categoria del pentimento.

E chiunque sappia, dinanzi al tribunale della propria coscienza, che nella vita esistono i due poli della vittoria e della sconfitta, ma si vieta di orientarsi verso la vittoria pur di essere coerente con se stesso, preferendo mille volte la sconfitta rispetto al cedimento valoriale, ebbene colui o colei è un eroe/eroina che si staglia come vertice della comunità e offre se stesso all’esempio e all’emulazione.

Occorre ragionare su quanto disse Bertold Brecht, che è “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”, perché in tutte le epoche, presso tutti i popoli e a tutte le latitudini c’è sempre stato bisogno di eroi, sia in carne e ossa che di carta, sia reali che inventati, per offrire una stella polare che indichi la strada a tutti i viaggiatori e sappia orientare chiunque sia disorientato.

MARIA CRISTINA MARRONI