Come, come? Non erano murati? Ma che state dicendo? Ma su, siate seri: non è possibile che non ci siano gatti murati nell’ex manicomio. Ci sono di certo. Lo sappiamo. L’hanno detto tutti: l’Associazione miciomiao e la Lega del Gattarrone, la Fondazione Garfield e il Comitato Birba, la Confederazione Hello Kitty e la Cooperativa Tom Cat, fino a toccare le sale della politica, con il Partito della Rifondazione micesca e quelle della segretissima Loggia Massonica Doraemon. Tutti pronti a denunciare lo «Scandalo incredibile che si stava consumando a Teramo», dove un Rettore massacrafelini e un Sindaco sterminamici avevano deciso, in virtù di uno scellerato patto criminale contro l’umanità, pardon: contro la gattità, di murare viva un’intera colonia felina. E tanta violenza perché? Per un fine davvero abietto: investire 35milioni di euro per risanare un’area enorme del Centro Storico, creando spazi per la cultura, nuove aree universitarie, un teatro, un auditorium, piazze e servizi al solo scopo, pensate che gentaglia, di dare a Teramo la possibilità di un futuro diverso. E migliore. Sacrificando quelle povere palle di pelo con gli occhioni grandi e lo sguardo languido. Murandole vive. E subito tutto il mondo dell’animalismo da tastiera, quello che si batte su facebook postando foto di gatti e gattini, quello che giudica senza sapere, quello che condanna senza conoscere, quello che insorge senza capire, ha levato gli scudi. «Scandalo» gridava uno, «Vergogna» aggiungeva l’altro, «Teramo città dell’obbrobrio» urlava un post, «Denunciamo tutti» commentava un gattaro molto social, fino alla più temuta delle minacce: «Chiamate Striscia». Intanto, Teramo perdeva tempo, il progetto ristagnava, la Procura chiedeva spiegazioni, i Vigili facevano rapporto. E gli insulti aumentavano. Poi, nel pomeriggio di un giorno da gatti neri, venerdì 17, finalmente la verità: nessun gatto è mai stato murato e quando è stato chiuso l’ex manicomio, per preparare il cantiere, sono stati lasciati accessi riservati proprio ai gatti. Quegli stessi gatti che, udite udite, le associazioni gattofile avevano preso l’impegno di spostare, ma sono in ritardo di sette mesi. Tanto rumore per nulla. Tante chiacchiere vane. L’inutile spettacolo di arte varia degli animalisti da tastiera è servito solo a riconsegnare l’antica struttura, per qualche giorno, alla sua originaria funzione, quella di amplificare le voci di chi non ha più il privilegio di controllare i propri pensieri. La città dei matti è diventata la città dei gatti. Ma non era vero. Così, tutto è finito. Tutto è risolto. Nessun gatto murato vivo, quelli mummificati sventolati sui social sono morti cinque anni fa e quelli che nessuno ha mai cercato di uccidere saranno spostati. Presto i lavori potranno cominciare, le vecchie mura cadranno e quando cadranno moriranno centinaia di topi, migliaia di ragni, milioni di formiche, miliardi di pulci. Ma, per quelli, vedrete nessuna associazione, lega, fondazione, confederazione, cooperativa, partito o loggia spenderà una parola. Perché per gli animalgattisti da tastiera, gli animali non sono tutti uguali e gli unici che, in fondo, di tutta questa vicenda sono stati davvero protagonisti, sono state le bufale.