Disconnettersi per Riconnettersi.
Nell’era dei social, con le prime forme di Intelligenza Artificiale che fanno capolino nelle nostre vite e delle quali siamo perloppiù inconsapevoli, avanza la nuova tendenza del “social detox”
Che la società sia stata trasformata dai media digitali è fuori di dubbio.
L’utilizzo di internet e il ricorso costante ai dispositivi mobili, in particolare, è diventato ormai la normalità e finisce per influenzare ogni aspetto (o quasi) della nostra vita sociale e lavorativa.
Del resto, i social media sono strutturati per convogliare l’attenzione degli utenti e spingerli, quanto più possibile, ad interagire on line e a “essere presenti” sulle piattaforme.
Tuttavia, questa enorme mole di dati che vengono, come si dice in gergo, “scrollati” da tutti noi pare non generare questa grande soddisfazione, quanto a lungo andare una sensazione di fastidio e pressione costante.
Per questo, numerosi studi condotti in tutto il mondo hanno iniziato a parlare di “benessere digitale” e “disintossicazione digitale”.
Trine Syvertsen, professoressa dell’Università di Oslo - Dipartimento di media e comunicazione, e autrice del saggio “Digital Detox: The politics of Disconnecting” già nel 2020 ha esplorato il fenomeno della disintossicazione digitale applicata da quegli utenti che si prendono una pausa dai media digitali o adottano misure per limitare l’uso dello smartphone e dei social media.
A seguito degli studi condotti e dell’analisi dei testi sui social, la Syvertsen ha osservato come le industrie dei media intensifichino costantemente la ricerca di attenzione, facendo ricadere tuttavia la responsabilità principale della gestione dei rischi e dei problemi online sulle spalle degli utenti.
COSA E’ IL DIGITAL DETOX?
Il termine “digital detox” è stato introdotto per la prima volta nel 2012 e descrive il “periodo di tempo durante il quale una persona si astiene dall’utilizzare i propri dispositivi elettronici, come gli smartphone, considerati come un’opportunità per ridurre lo stress o concentrarsi sull’interazione sociale nel mondo fisico”.
In parole povere, il digital detox è associato a una disconnessione periodica o a una riduzione dell’utilizzo di alcune app, considerata dalla maggior parte del pubblico come una pratica migliorativa del benessere mentale.
Ed ecco che la tecnologia interviene nuovamente, e considerando evidentemente gli utenti incapaci di prendere decisioni consapevoli e indipendenti, predispone APP appositamente studiate per agevolare il digital detox.
Tra le tante, si possono citare ad esempio FIPD, che quantomeno richiede un utilizzo attivo basato sull’autocontrollo (gli utenti che utilizzano questa app infatti devono avviare un timer per contare per quanto tempo sono stati consapevolmente scollegati, o nella modalità "Full Lock", vengono bloccati dalle app di loro scelta per un certo periodo di tempo); OFFTIME, che aiuta l’utente a monitorare l'utilizzo dello smartphone in tempo reale e a prendere delle pause dal digitale, da solo o insieme ad altri; FOREST, con la quale si piantano alberi virtuali, guadagnando monete virtuali quando ci si disconnette per un periodo di tempo assegnato. Una volta che gli utenti guadagnano abbastanza monete, l’app promette di spenderle per aiutare a piantare alberi veri in Camerun, Kenya, Senegal, Uganda e Tanzania!!!
MA DISINTOSSICARSI DAI SOCIAL FA DAVVERO BENE?
Una ricerca pubblicata nel dicembre 2023 sul National Library of Medicine Usa (“Taking a Break: The Effects of Partaking in a Two-Week Social Media Digital Detox on Problematic Smartphone and Social Media Use, and Other Health-Related Outcomes among Young Adults”) (1) ha rilevato che un periodo di disintossicazione digitale di una settimana da Instagram ha portato a scarsi risultati in termini di miglioramento dei livelli di stress e soddisfazione.
Un uso limitato di dispositivi elettronici per 48 ore, invece, non ha mostrato alcun impatto sulla qualità del sonno. Contrariamente si sono raggiunti risultati decisamente migliori quando l'uso limitato di smartphone si è protratto per due settimane, con un miglioramento delle condizioni di salute mentale, inclusi sintomi di ansia e depressione; mentre una disintossicazione dai social media di una sola settimana ha causato, al contrario, un aumento della noia in tutti i partecipanti.
Insomma, emerge una certa ambiguità nei risultati che spinge la tendenza attuale a incoraggiare gli individui più che a distaccarsi totalmente, seppur per periodi limitati, dall’utilizzo dei dispositivi digitali, a sviluppare una relazione "sana" con i loro social media e smartphone.
BENESSERE DIGITALE E NUOVE ABITUDINI
I media digitali presentano sicuramente opportunità e possono influenzare la nostra salute mentale, fisica ed emotiva, perciò, la nuova sfida è decisamente quella di raggiungere un c.d. benessere digitale, incentivando pratiche digitali sostenibili che richiedono consapevolezza, competenze digitali, capacità di disconnessione e consapevolezza delle norme sociali relative al comportamento digitale.
Dal progetto finanziato dall’Unione Europea, DICTONNECT2RICONNECT, e dall’analisi condotta dal Marie Skłodowska-Curie Actions (programma di finanziamento di punta dell’UE per l’istruzione post laurea e la formazione post dottorato) si è evidenziato che prendersi una pausa dai media digitali non ha influenzato il modo in cui le persone si sentivano in quel momento o il loro senso di connessione sociale di per sé; prendersi una pausa dai media digitali ha avuto e ha effetti positivi a breve termine sul benessere mentale e fisico quando i soggetti sono insieme agli altri e non da soli.
PENSIERO CRITICO: QUESTO SCONOSCIUTO
Tirando le fila di un argomento sempre più complesso, tra nuove definizioni e vecchi dilemmi, mentre risuona nella mia mente I want to break free dei Queen, mi pare di trovare parallelismi di significato più che mai tangibili.
Una canzone iconica interpretata da Freddie Mercury che era una critica alla superficialità della società e un manifesto del desiderio di emancipazione e libertà.
Freddie cantava il desiderio di liberarsi dalle catene che lo tenevano strettamente legato ad un sistema vissuto come opprimente e limitante verso qualcosa che fosse autentico, alla ricerca di genuinità in una società permeata da inganno e ipocrisia. La speranza di un mondo in cui ci fosse maggiore sincerità e relazioni umane autentiche.
Beh, mi pare in qualche modo emblematica anche dei nostri tempi.
Più che affidarci ad elenchi di consigli formulati da fantomatici guru, venditori perloppiù di aria fritta, o ad applicazioni che, ancora una volta, ci riportano al punto di partenza, costringendoci a mettere in atto delle azioni attraverso il filtro e le indicazioni elaborate, pensate e veicolate da altri, non sarebbe il caso di rispolverare il buon vecchio “pensiero critico”?
L’analisi, gli studi e la conoscenza dei moderni meccanismi che regolano la vita moderna sono necessari per conoscere le coordinate e navigare in questo mondo in cui ci troviamo “immersi”.
In che modo farlo se non accrescendo la capacità di osservare informazioni, idee, opinioni non passivamente, ma piuttosto come aspetti su cui esercitare, sempre e in ogni caso, il proprio legittimo dubbio?
Altrettanto fumose e contraddittorie mi appaiono le riflessioni che tendono a spostare l’attenzione sulle nuove generazioni, come se fossero le responsabili assolute della situazione attuale in cui viviamo e vivono.
Francamente, l’assunto (o forse dovrei dire l’assioma inconfutabile) per il quale “ai nostri tempi” i ragazzi erano più svegli, più rispettosi, più attivi e propositivi, e bla bla, bla, continua a risuonare nella mia mente come pateticamente incongruente e vetusto, considerato che, se anche ci si volesse soffermare unicamente sull’argomento trattato in questo articolo, a quanto pare la necessità di distacco dai social media a favore del recupero di relazioni autentiche, libere e non manipolate dall’altrui pensiero riguarda tutta la popolazione mondiale, adulti e giovani, tutti a sguazzare nello stesso calderone di idiozia. Per cui la domanda sorge spontanea: chi ha gettato le basi della realtà attuale e continua ad alimentarla?
Un grande scrittore, Paul Auster, venuto a mancare nell’aprile di quest’anno, diceva in un passaggio del suo romanzo autobriografico intitolato “Il libro delle illusioni”, che “I momenti di crisi raddoppiano la vitalità negli uomini. O forse, più in soldoni: gli uomini cominciano a vivere appieno solo quando si trovano con le spalle al muro”. Non vedo altra via che partire tutti da quel muro.