*"Maschere e Inganni: Il Potere della Narrazione in Yellowface di R.F. Kuang"*
Yellowface di RF Kuang è un romanzo che non si limita a intrattenere il lettore, ma che ha l’ardire di puntare i riflettori su alcuni lati oscuri dell’animo umano, e, in questo caso, anche su quelli dell’industria editoriale, catturando lo zeitgeist letterario attuale e descrivendone il clima intellettuale e culturale.
Il romanzo ha come protagonista June Hayward, una scrittrice bianca senza alcun successo significativo all’attivo che, a seguito di un bizzarro incidente, ruba il manoscritto della sua amica/nemica asiatica Athena, scrittrice al contrario di grande successo che le aveva mostrato l’opera inedita poco prima di soffocare per aver mangiato un pancake.
Un evento singolare, non c’è che dire, da cui prende il via un romanzo che ruota tutto attorno al concetto di verità.
Nel successivo evolversi confusionario degli eventi, la protagonista legge interamente il manoscritto e poi decide di pubblicarlo con il nome di June Song (il suo secondo nome, datole dalla madre hippy).
L’autrice utilizza questa premessa per esplorare, in modo tagliente e ironico, il mondo editoriale contemporaneo, affrontando temi come lo sfruttamento dei creativi emarginati e le tensioni tra identità personale e produzione artistica.
_“E allora mi chiedo se questo non sia, in ultima analisi, il lato oscuro dell'editoria, il fatto cioè che un libro raggiunga un boom di vendite solo perché a un certo punto, e senza un motivo particolare, tutti hanno deciso che quello è il titolo del momento.”_
L’industria è messa così sotto una lente d'ingrandimento che ne rivela le pratiche discriminatorie e svela la facilità con cui assorbe e sfrutta narrazioni che non le appartengono.
Attraverso la voce di June, la Kuang ci mostra come una bugia ripetuta abbastanza a lungo possa trasformarsi in una quasi incontestabile verità, quantomeno personale, sollevando interrogativi profondi come il desiderio, l'avidità e mettendo in discussione i privilegi e i pregiudizi che definiscono le carriere di scrittori bianchi e scrittori provenienti da contesti diversi.
Una continua lotta quella della scrittrice/protagonista che tenta con forza di giustificare le sue azioni a sé stessa: un autoinganno, il suo, che è il cuore pulsante del romanzo e che rende June un personaggio tanto affascinante quanto scomodo.
_“La verita’ è un concetto fluido. C’è sempre un altro modo per raccontare una storia, un fattore che scombina la narrazione”_
Oltre che una critica sociale, Yellowface appare anche come un'indagine su cosa significhi essere uno scrittore e su come la creazione artistica possa diventare inestricabile dall'identità personale, invitando inevitabilmente i lettori a riflettere sulle questioni morali che circondano il mondo dell'arte e della creatività, oltre alla denuncia delle dinamiche di appropriazione culturale nell'industria editoriale e alla discussione su chi abbia il diritto di raccontare determinate storie in base alla propria razza, genere o orientamento sessuale.
Tra l’altro, aspetto non trascurabile, questa storia è raccontata con la prospettiva dell'autrice, R.F. Kuang, una scrittrice asiatica che narra l'intera vicenda attraverso gli occhi di una protagonista bianca!
Questo artificio letterario aggiunge di sicuro ironia e profondità, amplificando il messaggio di fondo.
La scrittura di Kuang risulta particolarmente brillante nelle scene ad alta tensione: le descrizioni delle ondate di odio sui social media e della vita di June smascherata pubblicamente sono tanto agghiaccianti quanto avvincenti. Il ritmo serrato e la narrazione incalzante tengono il lettore con il fiato sospeso, spingendolo a riflettere sul potere delle parole e sul peso dell'opinione pubblica.
Uno stile tagliente e una profonda comprensione delle sfide culturali e sociali rendono questo romanzo non solo un’opera di intrattenimento, ma anche una storia che stimola un dibattito necessario sul ruolo e le responsabilità degli scrittori oggi. Un'opera audace e decisamente insolita, che lascia il segno.
Poco approfondita, tuttavia, è la relazione tra la protagonista June e la sua famiglia: legame questo che, se maggiormente sviluppato, avrebbe potuto arricchire la psicologia del personaggio, offrendo una visione e una comprensione più chiara della sua solitudine nel fronteggiare il bullismo online e le sfide del mondo reale.