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"Con decreto motivato del Presidente della Repubblica sono disposti lo scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge. Lo scioglimento e la rimozione possono altresì essere disposti per ragioni di sicurezza nazionale. Il decreto è adottato sentita una Commissione di deputati e senatori costituita, per le questioni regionali, nei modi stabiliti con legge della Repubblica". Così recita l'articolo 126 della Costituzione italiana, cui la Corte dei Conti rimanda ogni valutazioni in merito a quelle che, nella sentenza emessa lo scorso 17 luglio, vengono definite "gravi e reiterate inadempienze" della Regione Abruzzo in materia di bilancio. La Corte dei Conti chiede di valutare lo scioglimento del Consiglio regionale, motivando in 21 pagine di delibera le "molteplici violazioni, omissioni e scarsa trasparenza" che sarebbero state perpetrate dalla Regione Abruzzo. La Corte dei Conti le elenca: mancata conclusione del procedimento di riaccertamento dei residui al 31 dicembre 2013; mancato riallineamento del ciclo di bilancio ad una tempistica conforme a normativa; mancato utilizzo dell’istituto di assestamento di bilancio per il 2013, 2014 e per il 2015; mancato riaccertamento dei residui per il 2013 e per il 2014;  mancata definizione del saldo netto da finanziare e del disavanzo effettivo di gestione; mancata iscrizione nel bilancio di previsione 2015 del disavanzo effettivo di gestione, risultante da procedure certe e definitive; altre violazioni concernenti il riaccertamento straordinario al 31 dicembre 2014 e I’approvazione del rendiconto dell’esercizio 2014. La Corte dei Conti aveva già sanzionato la Regione per la mancata redazione del rendiconto 2012 alla data del 31 dicembre 2013, e (con delibera datata 15 gennaio 2015) aveva stigmatizzato la mancata redazione del rendiconto 2013, alla data del 31 dicembre 2014. Scrive la Corte dei Conti: "Persiste, a tutt'oggi, un comportamento omissivo della Regione Abruzzo nella redazione dei documenti consuntivi, non risultando pervenuti nè la bozza di rendiconto dell'esercizio 2013, nè I'esito dell'annunciato riaccertamento dei residui al 31 dicembre 2013, n6, tantomeno, la bozza di rendiconto per I'esercizio 2014". Per questi atteggiamenti "si ritiene che siano state violate anche le norme concernenti il procedimento di parifica e le prerogative della Sezione regionale di controllo per I'Abruzzo". E ancora: "Resta fermo, alla data odierna, quanto gia evidenziato in tutte le deliberazioni citate e cioè che la Regione poggia la sua programmazione su un avanzo presunto, e non accertato in documenti formali consuntivi. Non vi è traccia nei bilanci di previsione del disavanzo di amministrazione, peraltro non ancora ricalcolato, ma presunto e cristallizzato al 31 dicembre 2012, non ritenuto attendibile da questa Sezione e non parificato". La Corte dei Conti aggiunge: "La 'reiterata e pervicace" violazione dei principi volti al coordinamento della finanza pubblica costituisce - secondo la Corte costituzionale - di per sè un'ipotesi di violazione di cui all'articolo 126 della Costituzione poichè la Regione "in tale ipotesi, si sottrae a misure destinate ad operare sull'intero territorio nazionale, e viene meno agli obblighi solidaristici che gravano su tutti i soggetti componenti la Repubblica". La Corte dei Conti rimette questo tipo di valutazione, in merito "alla gravità delle violazioni", in ogni caso al Governo e al Presidente della Repubblica. In sostanza, al premier Renzi e al presidente Mattarella. La Corte dei Conti conclude così le sue 21 pagine di sentenza: "Occorre, ad avviso della Sezione, un deciso rientro nei canoni comportamentali in materia di contabilita pubblica, che sembrano essere stati trascurati per troppo tempo". E intanto spedisce tutto a Roma.   A QUESTO LINK LA DELIBERA DELLA CORTE DEI CONTI N.91/2015 - CLICCA QUI CORTE DEI CONTI d'alfonso regione