La storia di queste ultime settimane ha un inizio ben preciso e che è opportuno ricordare. Circa un mese fa lo svolgimento della 44^ edizione della Sagra era a rischio. O, se preferite, in dubbio. E fin da subito l’eventualità che questa nostra tradizione decennale potesse subire una battuta d’arresto è stata un’ipotesi da evitare e scongiurare con ogni mezzo. Eppure - per la storia di questa manifestazione – questa non sarebbe stata affatto una novità. Ma anzi avrebbe rappresentato un vero e proprio salto indietro nel tempo, fino a quegli anni in cui, a causa di contrasti e piccoli litigi, una tradizione nata nel 1964 ha subito diversi e spiacevoli stop. Con la conseguenza più evidente che la Sagra più antica d’Abruzzo non può vantare, oggi, una serie di edizioni completa e priva di interruzioni. Senza quelle pause, infatti, quella di quest’anno sarebbe stata la 51° edizione. Un record davvero inavvicinabile che però la tradizione della Sagra non può, purtroppo, annoverare. E questo perché alcune volte in passato - per la precisione i 7 anni in cui la Sagra è stata ferma - le ragioni della discordia prevalsero su quelle della concordia e le ragioni personali ebbero la meglio su quelle dell’unità.
Il rischio, proprio quest’anno, è stato che tutto ciò potesse riproporsi, a causa di alcune incomprensioni tra i due soggetti protagonisti della Sagra: la Pro Loco di Campli, l’ente che grazie alla passione e all’impegno del tutto volontario di tanti cittadini organizza da anni questa manifestazione, e i Maestri Porchettai di Campli, i preziosi depositari di una tradizione che si tramanda da padre in figlio. In questa situazione posso dire - senza alcun timore di essere smentito, ma anzi per smentire con forza e decisione le strumentali e ridicole accuse che ci vengono rivolte da uno dei due gruppi di minoranza consigliare – che l’amministrazione comunale ha ascoltato le ragioni di tutti, della Pro Loco e dei Maestri Porchettai, incontrando tutti nei tempi e nei modi che abbiamo ritenuto più opportuni. In specifici casi recandoci personalmente - con estrema umiltà e amore per Campli - nelle abitazioni di alcuni Maestri Porchettai, con l’obiettivo di far comprendere a ciascuno le ragioni dell’altro, di avvicinare per quanto possibile le posizioni delle parti interessate e svolgere - da parte terza e neutrale - un’attività di “moral suasion” per ricomporre ciò che invece era diviso. Purtroppo questo si è verificato solo in parte, con la conseguenza che alcuni Maestri camplesi parteciperanno, Andrea Foco e Fulvio Pallotta, e altri no, Salvatore Di Angelo e Massimo Fagioli.
Non entro nel merito delle specifiche posizioni e dei singoli punti di vista. Sono tutti legittimi e tutti degni di rispetto. Ma su un aspetto voglio soffermarmi per richiamare la vostra attenzione con grande sincerità e la consueta schiettezza.
In queste settimane, cari concittadini, non tutti i rappresentanti politici e amministratori hanno remato nella stessa direzione. Se l’amministrazione comunale, insieme ai tanti amici che hanno a cuore Campli e il suo territorio, ha lavorato per l’unità, altri invece hanno puntato tutto sulla divisione, scommettendo o addirittura augurandosi – al di là del solito politichese e delle solite parole di circostanza – il naufragio, completo o parziale, della Sagra in modo da addossarne le colpe - come puntualmente fatto nelle scorse ore, gettando definitivamente la maschera - alla parte terza e neutra, cioè al sottoscritto e all’intera amministrazione comunale. Si tratta, cari concittadini, di un vecchio modo di fare politica che è necessario smascherare definitivamente, di vecchi e anacronistici stratagemmi utilizzati per anni in passato per lucrare, in modo facile, qualche piccola simpatia elettorale. Tutto questo, facendo leva sulle ragioni della discordia piuttosto che su quelle della concordia. Esaltando le divergenze e non i punti di contatto. Seminando il seme della zizzania piuttosto che quello del dialogo reciproco.
Ma l’aspetto che più di ogni altro va sottolineato è che per fare tutto questo è stata tenuta in ostaggio una parte importante del nostro patrimonio culturale e storico, quella tradizione della Sagra della Porchetta Italica che non appartiene a nessuno di noi personalmente, ma che ci appartiene in quanto unica Comunità e che deve quindi essere tutelata e lasciata fuori da ogni contesa e competizione politica. Quella competizione che è sana e proficua per un territorio solo quando è ingaggiata sul piano della capacità costruttiva e non su quello della volontà distruttiva, sul bene del nostro Comune e non sullo sfascio.
Come ho scritto in precedenza, più volte in passato le ragioni della divisione hanno prevalso su quelle dell’unità, a danno di Campli e dei camplesi. Qualcuno ha sperato e si è augurato di farci tornare indietro. Noi non lo permetteremo. Noi vogliamo continuare a guardare al futuro. E così come oggi è stata scongiurata l’ipotesi che la tradizione della Sagra della Porchetta Italica si arrestasse, da domani invito tutti a remare nella stessa direzione, a superare rancori e incomprensioni da cui tutti uscirebbero sconfitti. Una prospettiva che non può e non deve appartenerci. E che soprattutto non appartiene a me e alle persone che da sempre sono impegnate per un unico obiettivo: far vincere Campli.
il sindaco di Campli
Pietro Quaresimale