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Caso disabili, torna alla carica la minoranza consiliare. In una nota, il capogruppo del PD Gianguido D'Alberto contesta duramente definendole "imbarazzanti" le recenti dichiarazioni del sindaco Maurizio Brucchi "in risposta alle sacrosante critiche dei gruppi di opposizione sulla questione relativa alla vergognosa delibera sulla compartecipazione ai costi dei servizi assistenziali. Nonostante la situazione di allarme e massacro sociale determinata dal famigerato provvedimento della Giunta, la convocazione del prossimo tavolo tecnico si è fatta attendere due settimane e ad oggi non si ha alcuna contezza delle intenzioni dell’amministrazione che continua maldestramente a perdere tempo, paralizzata dalle tristi esigenze politiche dei capibastone di una maggioranza che, avvolta in un silenzio assordante, ormai non esiste più da tempo e che agisce solo in funzione e sotto il ricatto del minacciato rimpasto di poltrone e assessorati". In vista del prossimo tavolo, il Pd chiede ancora la sospensione della famigerata delibera con il rinvio della compartecipazione al 2016". Prosegue D'Alberto: "Per interrompere questo scempio sociale non può in alcun modo essere accettata la irrisoria e offensiva proposta di limitato innalzamento della sola seconda soglia di reddito ISEE e anche sull’introduzione ed applicazione del cosiddetto monte ore aggiuntivo si può ragionare  solo se gli effetti che da esso derivano per le famiglie siano nella sostanza perfettamente parificati alla sospensione del provvedimento". Il Pd chiede la sospensione di una delibera "profondamente iniqua e ingiusta a causa di criteri di accesso alle prestazioni assolutamente irragionevoli che hanno solo accentuato le disparità e che stanno costringendo le famiglie a mettere in gioco il loro altissimo senso di dignità non per elemosinare un favore o una concessione graziosa da parte dell'amministrazione ma per chiedere il soddisfacimento di diritti fondamentali". Il problema "non è la compartecipazione in sé che attuata secondo certi criteri può avere un senso. Ma compartecipare alla spesa pubblica, in particolare quella sociale e assistenziale, non può voler dire scaricare di fatto sulle persone e sulle famiglie più deboli, tra l'altro senza ragionevoli criteri di progressività, l'intero costo dei servizi. Questa non è uguaglianza e, di conseguenza, non è libertà. I pubblici poteri hanno l'obbligo costituzionale di rimuovere gli ostacoli affinché tutti i cittadini, anche e soprattutto i più deboli, possano sviluppare pienamente la propria personalità, come singoli e nelle formazioni sociali in cui vivono. I pubblici poteri non possono rimanere inerti o, peggio, creare ulteriori odiose barriere". D'Alberto chiede la sospensione "perché le risorse finanziarie ed economiche sono a disposizione ed è inaccettabile e riprovevole la scelta di voler fare economia sulle prestazioni sociali volte a garantire diritti" e "perché anche l’amministrazione si è accorta del clamoroso errore commesso e sarebbe diabolico perseverare in una scelta che sta mettendo in ginocchio il tessuto sociale familiare dell’anello più debole della nostra comunità al solo fine di salvare politicamente la faccia". Aggiunge: "Va sospesa perché ai pasticci, anche quelli amministrativi, non si rimedia con interventi raffazzonati e parziali ma in modo drastico, con coraggio, azzerando tutto e correggendo gli errori commessi. Va sospesa perché qui non sono e non devono essere in gioco interessi o risultati politici ma esclusivamente una profonda esigenza di giustizia sociale: va sospesa perché dalla sospensione non deriverebbero vincitori né vinti ma solo una città più giusta che scacci l'odiosa e vergognosa immagine  che purtroppo sta offrendo a tutti i livelli, anche quello nazionale, di una città che ha dimenticato e abbandonato il valore fondamentale della solidarietà che invece, da sempre, appartiene alla nostra comunità". gianguido d'alberto manola di pasquale