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Dopo averla adescata attraverso una fitta corrispondenza, essere volato nel suo paese per sposarla ed averla convinta a seguirlo in Italia aveva tentato di metterla sulla strada per farla prostituire. Un tentativo fallito solo perché la giovane, una marocchina di 24 anni, dopo essersi rifiutata di vendere il suo corpo era riuscita a fuggire e a rifugiarsi in una comunità protetta e a denunciare il marito e il suo complice: un albanese di 40 anni e un marocchino suo coetaneo che ieri pomeriggio, al termine dell'udienza preliminare davanti al gup Domenico Canosa, sono finiti a processo con la prima udienza fissata per il 13 gennaio 2017. Processo nel quale l'albanese dovrà rispondere di induzione alla prostituzione, tentato favoreggiamento e tentato sfruttamento della prostituzione e nel quale il marocchino comparirà invece come imputato solo per gli ultimi due reati. La vicenda che ha portato i due ad essere rinviati a giudizio risale al 2012 quando l'albanese, dopo aver conosciuto la ragazza ed essersi finto come un uomo facoltoso, l'aveva convinta a sposarlo. Il quarantenne era addirittura volato in Marocco, dove era convolato a nozze con la giovane e celebrato il matrimonio con una cerimonia tradizionale marocchina. Poi, una volta sposati, era tornato in Italia sostenendo di avere impegni di lavoro e chiedendo alla giovane sposa di raggiungerlo. Ma una volta arrivata a Fiumicino la donna aveva trovato ad attenderla al posto del marito un connazionale marocchino che dopo averla portata a Martinsicuro, le aveva consegnato un cellulare e le chiavi di un appartamento dicendole che avrebbe dovuto prostituirsi sulla strada fino a che non avesse guadagnato 10mila euro. Soldi che le sarebbero serviti per il permesso di soggiorno. Ma la giovane, dopo essersi rifiutata, era riuscita a scappare e a denunciare i due. tribunale