CHIESA SAN GIUSEPPE, TERAMO NOSTRA TROVA I FONDI PER COPRIRE IL TETTO E DIFFIDA LA SOVRINTENDENZA. A SETTEMBRE IL "SAN GIUSEPPE DAY"
“Un bene che rischia la distruzione nell’indifferenza più totale”. Il bene è la chiesa di San Giuseppe, a rischio crollo da anni, da quando due arcate sono sprofondate con relativa parte di tetto. Le mura perimetrali stanno cedendo ma “nessuno fa nulla”. La denuncia è dell’associazione Teramo Nostra che, tramite il legale, l’avvocato Gianni Gebbia, ha diffidato la Sovrintendenza ad intervenire per mettere in sicurezza lo stabile visto che, invano, si è atteso un intervento da parte della proprietà della chiesa, ossia la Parrocchia del Santo Spirito, alias la Curia. I fondi non ci sono, servirebbero almeno 200mila euro.
La palla, dal 2014, è passata nelle mani della Sovrintendenza ai Beni storici ed architettonici che ha effettuato diversi sopralluoghi ma, nonostante “un obbligo giuridico” è rimasta inerme, secondo Teramo Nostra. A gennaio 2016 la Sovrintendenza ha imposto alla Curia di agire ma se si contatta una ditta senza avere i soldi per pagare, i lavori come si fanno? Trascorsi 60 giorni, la Sovrintendenza ha rifatto un sopralluogo “quando, al contrario, avrebbe dovuto avocare a sé l’intervento di messa in sicurezza, almeno, della chiesa” ha dichiarato l’avvocato Gebbia accanto al presidente di Teramo Nostra, Piero Chiarini, e il professore Sandro Melarangelo.
Dal 10 aprile, dopo l’ultimo sopralluogo, altro tempo è trascorso e nulla è cambiato. Intanto il pericolo, per l’associazione, è quotidiano ed è esteso ai pedoni, alle auto parcheggiate a ridosso della chiesa o lungo la stradina che scende verso il parco fluviale. “Una situazione di pericolo incombente, quotidianamente sotto gli occhi di tutti ma nessuna autorità preposta a garantire la pubblica incolumità si è mossa: né Comune, né Prefettura, né Vigili del fuoco”, ha proseguito Teramo Nostra. La diffida è partita il 25 maggio scorso.
In una settimana Teramo Nostra ha raccolto 3mila euro, già girati alla Curia, per poter posizionare provvisoriamente un telone sul tetto (almeno a protezione anche del seicentesco altare del Maieschi e quel che resta all’interno della chiesa, già oggetto di un “discutibile restauro a metà anni Sessanta”, per Melarangelo). Una raccolta fondi tramite Lions, Filippo Flocco, il Masci. E il dottor Lucio Ruggieri si è già detto disponibile ad integrare la cifra mancante qualora non dovessero bastare ad acquistare il telone. Servono molti fondi, invece, per mettere in sicurezza e ristrutturare la chiesa e se non ci sono ancora, denuncia Teramo Nostra, è anche perché non è partita alcuna richiesta di finanziamento ad hoc al governo centrale se non dopo la diffida alla Sovrintendenza. Ad oggi, non è stata fatta neanche una opera di messa in sicurezza. Nulla è stato fatto.
A settembre Teramo Nostra organizzerà un “San Giuseppe Day”: una giornata di sensibilizzazione dei teramani alla tutela di un bene della città. Una giornata contro l’indifferenza e il lassismo. Se non si dovesse muovere nulla fino ad allora, Teramo Nostra manifesterà con un sit in sotto la sede del Ministero dei Beni Culturali. Chiosa l’avvocato Gebbia: “In un periodo in cui la cultura nazionale ed internazionale riscopre e recupera beni importanti come il Colosseo e la Via Appia, nella nostra città un edificio così rilevante per il patrimonio artistico locale resta in uno stato di completo abbandono”.
Due transenne, qualcuno, potrebbe metterle?