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L'istanza di fallimento di Teleponte è stata depositata oggi in Tribunale da parte del personale tecnico e giornalistico dell'emittente televisiva, ritrovatisi oggi nella sala consiliare della Provincia per fare il punto sulla vertenza. Una conferenza convocata dal vice segretario regionale del Sindacato Autonomo Giornalisti, Pina Manente, e dal segretario della Filctem Cgil, Franco Di Ventura. "Dopo due anni di difficoltà e cinque mesi all'attivo di stipendi arretrati, non si poteva andare oltre ogni forma di resistenza", hanno esordito i due sindacalisti, ricordando l'impegno e la serietà comunque profusa dalla redazione nel garantire il minimo indispensabile della programmazione fino all'epilogo di ieri, ossia una Tv praticamente "spenta", col logo TP sullo schermo nero a conferma della sciopero proclamato ad oltranza. Un marchio su fondo nero che, ha voluto evidenziare il direttore dell'emittente, Roberto Almonti, rappresenta "una ferita al cuore". Proprio il direttore ha confermato che "l'editore non ci ha amato fino all'ultimo momento" e la redazione era arrivata a dover usare mezzi propri per garantire la produzione: "Non abbiamo più i telefoni, non abbiamo una connessione internet adeguata e per le uscite usiamo le automobili private". Almonti ha sollevato, poi, un interrogativo legittimo: "Da almeno cinque anni non si fa innovazione tecnologica a Teleponte, i mezzi tecnici si possono considerare arrivati a fine vita...Mi chiedo allora come siano stati usati e per cosa i soldi pubblici delegati proprio al rinnovamento tecnologico dell'emittente..." Tra i presenti, il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi ("I cittadini mi fermano per strada e mi confermano di sentire la mancanza di Teleponte", ha detto, ribadendo la propria vicinanza all'emittente: "Vi porto nel cuore e mi batterò per cercare, insieme al presidente della Provincia, una soluzione a questa situazione"). Lo aveva anticipato proprio Renzo Di Sabatino che ha preso parte ai sei incontri di trattativa con la proprietà e con quel Fin Capital Risk poi scomparso dopo l'ultimo tavolo in via Milli: incontri però nulla di definitivo e concreto hanno risolto se no portare "a piccoli risultati", ha spiegato la Manente, "come far pagare due degli stipendi arretrati e regolarizzare con un contratto di assunzione i giornalisti precari". Poi? Il nulla. "Al di là della solidarietà non colgo alcuna proposta però...", ha dichiarato Filippo Lucci, presidente del CoreCom, dispiaciuto per la mancata convocazione al tavolo istituzionale della vertenza ("Non veniamo percepiti evidentemente come un'istituzione...") e rammentando tutte le volte in cui si attribuiva ai mancati versamenti del contributo concesso dal CoreCom il mancato pagamento degli stipendi. Quando così non era..."Visto che i contributi vengono innanzitutto dal ministero e sulla scorta di requisiti ben precisi". Tra i giornalisti presenti in sala consiliare, un ex direttore (per 24 anni) e amministratore di Teleponte, Walter Cori (oggi direttore responsabile di Super J) che ha ricordato il ruolo che la Politica, nel 2008, ebbe "quando consentì il passaggio di proprietà dell'emittente (nelle mani della Fin television di Aldo Di Francesco, ndr)". A portare la propria solidarietà a giornalisti e tecnici, anche il rettore dell'Università di Teramo, Luciano D'Amico, che ha parlato di un "debito di gratitudine" verso Teleponte, il vice presidente del Consiglio regionale Paolo Gatti, i consiglieri comunali Gianguido D'Alberto, Francesca Di Timoteo, Alberto Melarangelo, Fabio Berardini.  Una cosa è certa: Teleponte ha perso il titolo di operatore di rete e potrebbe semmai diventare fornitore di contenuti audovisivi. Ha perso il canale 15 e dunque, anche lo storico canale di Teleponte, finirà nel mare magnum della riassegnazione in autunno. Altra certezza, il punto di svolta che si attendono giornalisti e tecnici, come ribadito dal direttore Almonti: "Dietro i volti di giornalisti e tecnici ci sono famiglie. Abbiamo depositato l'istanza di fallimento e ora, confidando che la vertenza Teleponte non simboleggi un pericoloso precedente per altre realtà, c'è bisogno di un punto di svolta: o Teleponte muore definitivamente o nasce un percorso di rilancio per scongiurare che un riferimento dell'informazione di questa città venga disperso". Una cosa affatto certa è il futuro. Visto che, agli atti, non vi sono proposte imprenditoriali tali da presupporre una soluzione a stretto giro. Intanto sul 15, anche oggi, tutto nero. Di Teleponte, per ora, resta un logo in basso a destra... IMG_3978 TELEPONTE IMG_8877 IMG_8878 IMG_8879 IMG_8880 IMG_8881