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Un succhiotto è costato caro ad un teramano sposato con figli, accusato di aver costretto l'amante, rea di averlo lasciato, ad avere rapporti sessuali con lui con violenza. Rapporti che prevedevano appunto il meglio noto "morso d'amore", per tutti ...un succhiotto. Il teramano si è beccato la conferma di una condanna a sei anni e due mesi di reclusione dalla Cassazione che ha iscritto a pieno titolo il succhiotto, di fatto, tra gli atti di violenza sessuale motivo per cui chi costringe il partner a subire l'amoroso (troppo) morso rischia davvero grosso. A saperne qualcosa è appunto il teramano condannato. La Cassazione ha confermato nella condanna per violenza sessuale anche il succhiotto perché non è un mero toccamento fuggevole delle labbra «con una parte del corpo», ma esige una attività prolungata e intensa sul corpo stesso. E se non è consenziente...è un abuso. La sentenza della Cassazione è la n. 47265 del 10 novembre 2016. succhiotttooooo