Aperto e subito chiuso a Teramo il processo che vede imputato il Rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico, per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. In apertura di udienza, infatti, il presidente del collegio Flavio Conciatori si è dichiarato incompatibile, con il processo destinato ad incardinarsi il prossimo mese di maggio davanti ad un altro collegio.
L’inchiesta per la quale D’Amico è finito a processo e nella quale ha chiesto ed ottenuto di essere processato con rito immediato, è quella relativa al doppio incarico come Rettore dell’Università di Teramo e presidente del cda della Tua . Sotto accusa, per la Procura, oltre 57mila euro che quest’ultimo avrebbe percepito indebitamente tra l’agosto 2014 e febbraio 2017 e questo perché, secondo l’accusa, avendo assunto l’incarico all’Arpa e successivamente alla Tua avrebbe smesso di fatto di svolgere l’attività di docente a tempo pieno, requisito che la legge prevede come necessario per poter ricoprire la carica di Rettore.
La Procura gli contesta in particolare di aver omesso di dare formale comunicazione all’Ateneo di aver svolto le attività di “minor impegno professionale previste per il docente a tempi definito” percependo così indebitamente l’indennità connessa alla carica di Rettore.
Nella stessa inchiesta la Procura contesta a D’Amico, in qualità di Rettore, anche l’accusa di peculato per la consegna, nell’ambito della cerimonia “Welcome Matricole” del novembre 2013, di 10 tablet di proprietà dell’Università, a titolo di riconoscimento, al personale tecnico di supporto all’intervento degli artisti Ficarra e Picone. Consegna avvenuta sulla base di un atto firmato dallo stesso Rettore. Episodio rispetto al quale la Procura contesta a D’Amico un danno patrimoniale per l’Università di 2.671 euro.
Insieme a D’Amico sono a processo anche altri due docenti dell’Ateneo: il professor Mauro Mattioli, ai quali viene contestato un episodio di peculato, in concorso con il Rettore, e il preside di Scienze della Comunicazione Stefano Traini al quale viene contestato l’abuso d’ufficio.
Secondo la Procura, in particolare, Mattioli nel 2013 in qualità di direttore generale della fondazione dell’Ateneo, e quindi in un periodo in cui risultava in aspettativa, avrebbe richiesto con due diverse relazioni a sua firma l’indennità di risultato prevista quale docente ordinario a tempo pieno della Facoltà di Medicina Veterinaria. Indennità che non gli sarebbe spettata e che li sarebbe stata erogata in virtù del visto autorizzativo apposto dal Rettore, con un procedimento “irrituale e non conforme”. In particolare Mattioli, secondo la Procura, avrebbe indebitamente percepito 2.203 euro per il 2012, 4.720 euro per il primo trimestre del 2013 e 4.720 euro per il secondo trimestre del 2013.
A Traini, invece la Procura contesta, nella sua veste di preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione, di aver permesso a D’Amico, con un parere positivo e con il successivo nulla osta, di assumere l’incarico retribuito come presidente dell’Arpa, procurandogli un ingiusto vantaggio patrimoniale. Secondo l’accusa, in particolare, il docente avrebbe emanato i relativi atti in violazione di tutta una serie di norme che prevedono l’incompatibilità per il professore a tempo pieno di assumere qualsiasi incarico retribuito, consentendo così a D’Amico di assumere l’incarico per un importo di 60 mila euro.