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Una raffica di nuovi avvisi di garanzia sta viaggiando in queste ore per tutto l'Abruzzo. È l'inchiesta sul disastro dell'hotel Rigopiano, dove il 18 gennaio 2017 anno una valanga distrusse il resort di lusso facendo 29 morti, che fa un significativo passo avanti. Tra i nuovi indagati il presidente della Regione Luciano D'Alfonso e i due predecessori Gianni Chiodi e Ottaviano Del Turco. Insieme a loro anche l'attuale sottosegretario alla Protezione civile Mario Mazzocca, gli ex assessori al ramo e i dirigenti che in vari momenti si sono occupati della redazione della carta di pericolo valanghe, obbligatoria dal 2006 ma mai adottata. Negli avvisi sono indicati soltanto i titoli di reato, identici a quelli contestati fino ad ora agli altri 25 indagati: si parla di concorso in omicidio colposo, in lesioni colpose e disastro colposo. Previsti a breve gli interrogatori. A parlare di carta valanghe, senza mezzi termini, fu in particolare uno degli indagati, Sabatino Belmaggio, attuale responsabile del servizio prevenzione rischi della Regione, che rivelò di aver trovato gli atti istruttori accumulati in uno scatolone.

L'obiettivo dei magistrati, prima di chiudere l'inchiesta con il formale avviso di conclusione delle indagini, è verificare fino in fondo questo delicato aspetto e comprendere per quale motivo quella carta, la cui realizzazione doveva essere completata già dal 2006, fino ad oggi non ha visto la luce. Nei mesi scorsi i carabinieri forestali avevano prelevato altre carte in Regione, relative proprio a questo importantissimo aspetto. Documenti utili alla individuazione degli uffici amministrativi incaricati della redazione della carta di localizzazione pericolo valanghe e alla individuazione degli organi politici sovraordinati. E questo potrebbe essere il motivo di questi nuovi avvisi di garanzia sui quali al momento vige uno strettissimo riserbo perché non ancora notificati.