Il futuro incerto della seggio-cabinovia si riflette non solo sulle sorti del turismo, ma anche su quelle di una decina di lavoratori precari.
Anche per questo la segretaria della Filcams Cgil Emanuela Loretone ha chiesto - e ottenuto- un incontro con i principali attori della complessa situazione che ruota attorno all'impianto di risalita dei Prati di Tivo. L'incontro si svolgerà in Provincia stamattina alle 11 e sono stati invitati rappresentanti della Regione (il presidente Luciano D'Alfonso e l'assessore al turismo Giorgio D'Ignazio), della Camera di commercio (il presidente Gloriano Lanciotti), i sindaci di Pietracamela e Fano Adriano (Michele Petraccia e Adolfo Morriconi), l'amministrazione separata di Pietracamela e quella di Intermesoli, oltre ovviamente alla Provincia e al commissario dimissionario della Gran Sasso teramano spa Sergio Saccomandi.
Il sindacato ha chiesto «un incontro urgente sulla questione relativa al futuro occupazionale dei lavoratori che, da anni, sopportando precarietà e ritardi nella corresponsione del salario, fanno funzionare gli impianti dei Prati di Tivo. Siamo a conoscenza del fatto che le istituzioni che compongono l'assemblea dei soci della Gran Sasso teramano hanno manifestato la volontà di far proseguire l'attività degli impianti. La preoccupazione nostra e dei lavoratori», continua la lettera della Filcams Cgil, «riguarda però la consistenza delle iniziative imprenditoriali che verranno prese in considerazione e la scarsa attenzione che vediamo rivolta alla tutela dei livelli occupazionali. Giova ricordare infatti che attualmente i lavoratori che hanno terminato la stagione invernale, tutte persone che testardamente hanno continuato a credere nella nostra montagna, vantano arretrati stipendiali che ad oggi non siamo in grado di quantificare perchè non sono stati consegnati i cedolini paga». L'arretrato ammonta a tre mesi di retribuzione più il trattamento di fine rapporto. La Filcams Cgil chiede che tutte le istituzioni, intanto, si impegnino per il pagamento delle spettanze ai lavoratori precari.
E poi c'è il problema della prospettiva, della gestione futura degli impianti ma non solo di questi.