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Un'inchiesta destinata a far rumore se le ipotesi di reato della procura verranno confermate. Pesante l'accusa per alcuni imprenditori abruzzesi e tra queti anche un teramano. Aumentavano il peso dei massi per recuperare i soldi dei ribassi con cui avevano vinto gli appalti delle scogliere. È  questa l'accusa dell'inchiesta avviata della procura di Pescara nei confronti degli imprenditori Luca e Galileo Nicolaj, di 83 e 42 anni, amministratori della società pescarese che porta il nome di famiglia e di altri tre indagati: Antonello Mancini, 63 anni di Manoppello, direttore tecnico del cantiere; Fernando Fusilli, 60 anni di Montesilvano, amministratore della Nicolaj srl e Cristiano Ferrante, 63 anni di Teramo, geometra della Regione e direttore dei lavori.

Le ipotesi di reato, che vanno dalla frode nelle pubbliche forniture e la truffa aggravata ai danni della Regione, alla falsa attestazione dei bollettari, hanno fatto scattare verso i Nicolaj e Fusilli le misure interdittive per un anno dalla professione imprenditoriale; l'interdizione dalle funzioni pubbliche di sei mesi per Ferrante, e per lo stesso periodo nei confronti di Mancini per la sua professione di geometra.

Il gip ha anche disposto il sequestro preventivo per equivalente «del valore del profitto del reato» pari a 901mila euro, esteso anche ai beni mobili e immobili in mancanza di somme liquide. Ma tutti e cinque, ieri mattina a Pescara, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere agli interrogatori di garanzia davanti al gip, Nicola Colantonio.

Gli appalti finiti nel mirino del procuratore aggiunto, Anna Rita Mantini e della Guardia di Finanza, sono due e riguardano il consolidamento delle scogliere di Roseto e Silvi, per un importo totale a base d'asta di quasi 8 milioni di euro e un quantitativo di scogli del peso complessivo di 240mila tonnellate. Il meccanismo della presunta truffa è peraltro semplice. Sarebbe consistito «nella contabilizzazione di un quantitativo di materiale roccioso superiore a quello collocato nelle scogliere, utilizzando due strutture adibite alla pesa manuale con cui venivano prodotti scontrini falsi o alterati». I falsi scontrini venivano poi annotati sui bollettari della Regione e sottoscritti da Fusilli. Così sostiene l'accusa che, dopo aver constatato nei due appalti vinti dalla Nicolaj ribassi del 44 e del 27 per cento, afferma che la truffa avrebbe consentito alla ditta appaltatrice «di recuperare, sui costi di fornitura dei materiali, i mancati guadagni derivanti dal maggior ribatto offerto per assicurarsi l'appalto».Ma le persone coinvolte nella vicenda sono in totale dieci.

Oltre ai già citati e raggiunti da misure interdittive, pm e gip aggiungono i nomi di Elvira Nicolaj, di 43 anni, Marco Sbrolla, 62 anni di Roseto, comandante del pontone Vigliena della Nicolaj srl, Stefania Cofini, 46 anni di Avezzano, direttore dei lavori, Liana Isidoro, 51 anni di Pescara, dipendente amministrativa della Nicolaj, e il dirigente della Regione Abruzzo, Giancarlo Zappacosta, 65 anni, che la procura definisce «persona di riferimento di Luca Nicolaj, costantemente da questi informato sulle problematiche sorte tra la Nicolaj srl e la Regione Abruzzo, in ordine alle opere da realizzare», scrive il magistrato nel dispositivo.