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tribunale 1024x374Rinvio a giudizio per disastro colposo 18 persone tra responsabili tecnici e amministrativi di Snam Rete Gas per l'esplosione a Mutignano di Pineto avvenuta tre anni fa.

A finire a processo, oltre al responsabile del distretto centro-orientale Alessandro Troiano, sono stati anche Sergio Busacca, Luca Schieppati, Daniele Gamba, Maurizio Zangrandi, Claudio Ghibaudo, Giampaolo Annoni, Vincenzo Vigo, Francesca Zanninotti, Valentino Pistone, Gianmario Giurlani, Elisabetta Paola Bonandrini, Roberto Cati, Benedetto Rigolini, Pasquale Iozzo, Angelo D'Ercole, Alberto Ausili e Lorenzo Razzi.

Originariamente davanti al gup erano finiti 21 imputati, con tre posizioni inizialmente stralciate per difetto di notifica e poi archiviate; e ieri lo stesso pm Silvia Scamurra aveva chiesto il non luogo a procedere per alcuni dei 18 responsabili Snam finiti a processo. Ma il gup ha deciso il rinvio a giudizio per tutti, con la prima udienza del processo fissata per il 10 gennaio davanti al collegio. Processo dal quale, avendo trovato l'accordo con la società, sono uscite le parti civili, ovvero i cittadini residenti nella zona che hanno avuto le proprie case danneggiate dall'esplosione.

L'esplosione del tratto di metanodotto era avvenuta nel marzo 2015 in occasione di una frana che si era verificata dopo due mesi di costanti piogge in un'area classificata a moderato rischio idrogeologico. La richiesta di rinvio a giudizio è arrivata al termine di una lunga attività di indagine che avrebbe fatto emergere, secondo l'accusa, tutta una serie di inadempienze relative, in particolare, alle modalità con cui nel 2010 furono realizzati alcuni lavori di messa in sicurezza di quel tratto di metanodotto.

Sotto accusa la mancata realizzazione di un sistema di drenaggio delle acque, giustificata con il fatto che all'atto degli scavi, nel mese di agosto, non era stata rilevata presenza di acqua. Sempre secondo la Procura, nonostante già nel 2008 fossero state evidenziate due deformazioni della condotta, le corde estensimetriche che avrebbero dovuto consentire un attento monitoraggio della situazione rispetto ai movimenti del terreno sarebbero state posizionate in maniera errata. Allo stesso modo, per l'accusa, sarebbe stata valutata in maniera sbagliata la natura della deformazione scoperta lungo il tratto interessato e sarebbe mancata la predisposizione, da parte dell'azienda, di ulteriori misure atte a controllare i movimenti del terreno come l'installazione dei piezometri. Aspetti che, in occasione della frana di marzo 2015, avrebbero portato all'esplosione del tratto interessato.

«Snam è convinta dell'estraneità alle accuse dei propri colleghi. La società esprime fiducia nell'esito del procedimento e confida che venga accertata la correttezza delle attività poste in essere».