Avrebbero assaltato i bancomat facendoli esplodere con la tecnica della marmotta. In dieci sono stati rinviati a giudizio, accusati in concorso di furto aggravato e della detenzione dell'ordigno artigianale con il quale far saltare quegli Atm. Si tratta del filone bis della cosiddetta banda dei bancomat per cui in otto, lo scorso marzo, già sono stati condannati con il rito abbreviato per altri assalti a quasi 53 anni complessivamente di carcere. Stavolta, scrive Il Messaggero, la scelta è stata quella del rito ordinario.
A finire a processo Pietro e Michele Intenza, rispettivamente di 43 e 22 anni, padre e figlio, loro da tempo residenti a Tortoreto, consideranti dagli investigatori i due basisti, e il presunto capo, Massimo Furio, 39 anni foggiano.
Nell'elenco degli imputati ci sono anche Rocco Battaglia, 30 anni; Francesco Miciaccia, 32 anni; Rocco Di Gaetano, 65 anni; Gabriele De Simone, 34 anni; Giuseppe Pugliese, 41 anni; Eugenio Ciquepalmi, 31 anni, e Vincenzo Serra, 34 anni. Sono loro, secondo l'accusa che tra dicembre del 2016 e agosto del 2017 avrebbero fatto esplodere con la cosiddetta tecnica della marmotta una serie di sportelli automatici sia fuori dalle banche, sia fuori da un ufficio postale del teramano, provocando l'esplosione degli Atm e riuscendo così a portar via un bottino di almeno 117mila euro. Dopo ogni colpo, scrive Il Messaggero, dietro di loro non restava altro che una scia di detriti e la paura dei residenti.