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C_4_articolo_2037428__ImageGallery__imageGalleryItem_5_image"A cinque anni dal sisma che ha distrutto L'Aquila e il suo comprensorio, la strada per la ricostruzione fisica e del tessuto sociale, appare ancora in salita. Sono circa 300 gli aggregati nel centro storico che hanno preso il via e 1.500 nelle periferie: un chiaro segnale che qualcosa si sta muovendo, ma per garantire la ricostruzione occorre un flusso di risorse costante da parte del governo". Questa l'analisi del segretario Cisl della provincia dell'Aquila, Paolo Sangermano, alla vigilia della ricorrenza del terremoto del 6 aprile 2009. "In questi ultimi anni non e' stato fatto molto per far rinascere il territorio colpito da una catastrofe tanto pesante", afferma Sangermano, "l'immagine emersa all'esterno e' stata quella di una citta' dove ha albergato il malaffare e dove ha attecchito la malavita legata agli affari della ricostruzione. Un'immagine offuscata, purtroppo, da questi segnali negativi. Ma c'e' l'altra faccia della medaglia: la popolazione aquilana, che ha vissuto un dramma senza eguali, soffre una crisi profonda legata alla deindustrializzazione e ad una classe politica locale incapace di far quadrato, a causa delle continue diatribe a tutti i livelli, che ha reso un pessimo servizio alla comunita'. Finalmente, anche se con molto ritardo e in assenza di in intervento normativo che codificasse le modalita' per ricostruire il capoluogo di regione abruzzese, si registrano i primi segnali di un'inversione di tendenza. Tuttavia, l'assenza di risorse, gli ostacoli burocratici, che ancora impediscono di accedere al 5 per cento dei finanziamenti destinati alle attivita' produttive, la mancanza di investimenti, rischiano di frenare la rinascita di un territorio che, terminata la ricostruzione materiale, non avra' altra possibilita' di sviluppo futuro". L'Aquila - osserva infine Maurizio Spina, segretario Usi AbruzzoMolise - e' una citta' dove la percentuale di cassintegrati e' ancora molto alta e dove si registra una fuga di giovani dovuta proprio alla mancanza di occupazione e di opportunita' di sviluppo". Ed in merito a questa triste ricorrenza, va in scena il progetto del fotografo Paolo Porto Pressochè Ignuda  vuole celebrare il ricordo di quel terribile momento denunciando l'indifferenza e lo stato di abbandono nel quale è stata lasciata la sua città. Donne senza veli, macerie ed edifici fatiscenti diventano così i protagonisti dei suoi scatti realizzati nel centro storico con un solo obiettivo: attrarre nuovamente l'attenzione di tutti sull'Aquila (guarda la foto).