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GIORGIONASELLILa voce circolava già da qualche settimana. Lo stesso procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, lo aveva anticipato l’11 giugno quando è stato sentito in commissione parlamentare antimafia dicendo che era questione di giorni. E stamattina i carabinieri del Ros e del Nucleo anticrimine di Catanzaro e del Nucleo investigativo di Vibo Valentia hanno notificato la chiusura indagini della maxi-inchiesta “Rinascita-Scott” che il 19 dicembre scorso ha portato all’arresto di 334 persone. Era lo scorso 18 giugno. Lo scriveva Il Fatto Quotidiano.

Gli indagati, adesso, sono molti di più, evidenzia il quotidiano: in tutto 479. Tanti sono gli avvisi inviati dalla Direzione distrettuale antimafia ai soggetti ritenuti appartenenti o contigui alla cosca Mancuso e alle altre famiglie di ‘ndrangheta del vibonese. Tra questi anche gli 11 arrestati e i 7 sottoposti al divieto di dimora stamattina perché destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro.

Il blitz è un troncone di Rinascita ed è stato eseguito a Vibo Valentia ma anche in provincia di Firenze e in altre città italiane: gli indagati, oltre 60, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. La droga arrivava dal Brasile e dall’Albania. Dal Paese sudamericano, le cosche calabresi e in particolare gli affiliati al locale di ‘ndrangheta di Zungrì importavano cocaina attraverso alcune ditte di import-export di marmi, niobio e manganese. La cocaina raggiungeva poi importanti piazze di spaccio sia in Toscana che in Sicilia, Piemonte e a Cosenza.

Il canale albanese, invece, serviva a fare arrivare ingenti carichi di marijuana e hashish che entravano in Italia attraverso il porto di Bari, grazie a una rete relazionale costruita dai vibonesi con un gruppo di albanesi che viveva in Toscana. Stando all’inchiesta, coordinata dal procuratore Gratteri e dai pm Antonio De Bernardo, Anna Maria Frustaci e Andrea Mancuso, la fase preliminare della compravendita in Brasile e Albania veniva gestita da alcuni soggetti specializzati, dei veri e propri broker della droga. Erano i “garanti” della buona riuscita del traffico: non solo, infatti, contrattavano il prezzo direttamente con i narcos ma si occupavano anche dell’attività di approvvigionamento della cosca.

Una volta che la cocaina, la marijuana e l’hashish arrivavano in Italia, il carico veniva gestito dal cartello e smistato alle piazze di spaccio dove avveniva la vendita al dettaglio. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno sequestrato in tutta la provincia di Vibo Valentia un chilo di cocaina, 81 chili di marijuana, 3952 piante di canapa indiana, 25 chili di hashish, 89 grammi di eroina, 11 grammi di funghi allucinogeni e 27 pasticche di ecstasy.

Con la retata di stanotte si conclude la fase delle indagini preliminari dell’inchiesta “Rinascita-Scott” nell’ambito della quale sono stati indagati e arrestati politici, avvocati e figure professionali di spicco collegati alla criminalità organizzata. A dicembre, infatti, la Dda di Catanzaro ha smantellato la cosca Mancuso che, in provincia di Vibo Valentia, controlla ogni cosa.

In manette erano finiti tutti: i boss di Limbadi, come il mammasantissima Luigi Mancuso detto “lo zio”, e il loro gregari. Ma anche ex parlamentari, ex consiglieri regionali, sindaci, carabinieri e professionisti al servizio dei clan. Persino avvocati massoni come l’ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, definito “la cerniera tra i due mondi” in una “sorta di circolare rapporto ‘a tre’ tra il politico, il professionista e il faccendiere”.

Alle cene che l’avvocato organizzava nella sua abitazione, sul centralissimo viale Mazzini di Catanzaro, partecipavano tutti, anche esponenti delle forze dell’ordine e magistrati. In un’intercettazione registrata all’interno del suo studio, l’avvocato Pittelli aveva detto: “Il pericolo in questa città è Gratteri”. Dal suo punto di vista, ci aveva visto lontano e infatti l’inchiesta ha scardinato un sistema incancrenito di rapporti tra ‘ndrangheta e pezzi delle istituzioni. Non è un caso che siano stati coinvolti anche uomini in divisa come due comandanti della polizia municipale di Vibo e Pizzo e l’ex comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Catanzaro Giorgio Naselli che il 17 luglio è in attesa del pronunciamento della Cassazione  per l'ipotesi di reato relativi alla rivelazione del segreto d'ufficio (l'articolo 326 del codice penale ndr) per un procedimento amministrativo all'epoca in corso davanti alla prefettura di Teramo. Ordinanza del Riesame - che ha concesso i domiciliari all'ex comandante dopo un mese di detenzione in un carcere militare e che è stato impugnato in Cassazione e la cui discussione è prevista per il 17 luglio.

L’operazione “Rinascita-Scott” ha colpito al cuore al cuore il rapporto tra ‘ndrangheta, politica e massoneria. Tra i destinatati dell’ordinanza di gennaio, infatti, c’erano l’ex parlamentare del Pd Nicola Adamo, il segretario regionale dei socialisti Luigi Incarnato (che era anche consigliere regionale della Calabria), l’ex consigliere regionale della Margherita Pietro Giamborino finito carcere come il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, l’ex renziano che nel 2014 si era candidato alle primarie contro Oliverio. Adesso i 479 indagati possono chiedere di essere interrogati entro 20 giorni, trascorsi i quali la Dda potrà valutare se chiedere il rinvio a giudizio. E a quel punto inizierà il maxi-processo “Rinascita-Scott”.