PER IL MINISTRO UN'INFIORATA DA 20MILA EURO
di ANTONIO D'AMORE
Ventimila euro. Tanto peserebbero, sulle casse certo non floride dell’Ateneo, le spese “non necessarie” che il Rettore Luciano D’Amico avrebbe deciso di affrontare in vista dell’arrivo della senatrice Stefania Giannini, ministro della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che sabato prossimo, alle 11, visiterà l’UniTe. Ventimila euro che sarebbero serviti a pagare sia le grandi scritte con gli articoli della Costituzione che, da qualche ora, giganteggiano sulle mura di cemento della sede di Coste San’Agostino, sia la vera e propria “infiorata” con la quale il Magnifico ha deciso di accogliere la ministro, sia più in generale tutti i costi legati all'evento, che prevede anche un pranzo a base di virtù nella mensa e cestini per i bambini delle elementari che interverranno. Ventimila euro, ma la cifra non è stata ufficialmente confermata (anzi, dall'unite giungono voci di piccata smentita, ma anche queste non ufficiali) che si sarebbero probabilmente potuti risparmiare, in un Ateneo che non naviga nell’oro e, soprattutto, alla luce del fatto che non si tratta di spese necessarie. Così come, probabilmente, non era necessaria la visita di un ministro, candidata alle Europee (anche se non in Abruzzo), in un momento di par condicio elettorale.
Quello dei soldi è un argomento che, in queste ore, si declina in tutta una serie di varianti, tra i corridoi dell’UniTe. C’è chi parla, ad esempio (ma anche in questo caso non esistono conferme ufficiali), del fatto che l’inchiesta della Finanza, che sta investendo la Fondazione, avrebbe accertato la presenza di fondi non adeguatamente segnalati in bilancio, sui quali adesso si dovrà ricostruire una tracciabilità. C’è anche chi, sempre parlando dell’inchiesta della Finanza, racconta la storia di una settantina di stalloni arabi, cavalli purosangue di razza purissima, di proprietà di un emiro, che sarebbero stati curati nelle sedi della Facoltà di Veterinaria, e curati…ma senza che l’Università abbia poi fatturato alcunché all’emiro, al contrario di quello che avrebbero fatto, invece, alcuni dipendenti dell’Università. Se così fosse, sarebbe peculato, ma anche in questo caso si tratta solo di rumors, visto che sull’inchiesta tutti mantengono il più stretto riserbo.
Anche il Rettore che, come ha annunciato nella sua nota: ““per il rispetto dovuto – e nel caso dell’Università di Teramo voluto – all’Autorità giudiziaria” ritiene di non rilasciare alcuna dichiarazione. In ogni caso il rettore “è ben lieto di spalancare le porte dell’Ateneo a qualsiasi attività di controllo mirata all’accertamento della piena legittimità degli atti”.