C’è un noto imprenditore 56enne teramano della distribuzione di apparati medicali, nello specifico valvole cardiache, tra i quattro arrestati nell’inchiesta della Guardia di finanza sulle forniture di protesi cardiache alla Asl di Chieti e per la cardiochirurgia dell’ospedale Santissima Annunziata teatino.
L’imprenditore è agli arresti domiciliari da questa mattina, assieme al primario dell’unità complessa di cardiochirurgia, il professor Gabriele Di Giammarco, un altro imprenditore della distribuzione di apparati e un agente di commercio. I finanzieri hanno anche notificato un provvedimento di inibizione di un anno a due medici, uno di Padova e uno della Cardiochirurgia chietina. Le contestazioni mosse dalla procura vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta, dal falso all’omicidio colposo.
Secondo quanto accertato dalla Finanza, è stato registrato il consumo anomalo e spropositato di protesi cardiache e altri dispositivi medici approvvigionati dalla Asl
al di fuori di qualsiasi procedura di evidenza pubblica, a prezzi più elevati rispetto ad altre aziende sanitarie, e che spesso venivano lasciati scadere o sperperati per far lievitare il volume degli acquisti e dunque i guadagni dei fornitori.
Alla base di questo ci sarebbe stato un sistema correttivo di cui si ritiene responsabile il primario Di Giammarco sin dal 2011. Sistema, secondo gli inquirenti, ulteriormente favorita dall’inerzia della governance dell’Asl Chieti che, dal 2009 al 2019, non ha mai espletato alcun bando di gara pubblica per acquisto di
dispositivi medici per l’Uoc di Cardiochirurgia. Solo nel 2019 è stata predisposta e autorizzata la procedura per l’espletamento di gara pubblica del valore di oltre 3 milioni, nel corso della quale sono state ulteriormente accertate condotte illecite da parte dello stesso primario.
Per consolidare il quadro probatorio, fanno sapere gli inquirenti, è stato necessaria una complessa disamina contabile-amministrativa presso l’Asl 2 di Chieti, con il
contributo fattivo dell’attuale direttore generale, che ha posto in evidenza come le protesi cardiache oggetto di indagine non solo sono risultate il dispositivo più utilizzato tra 2012 e 2019, ma anche quelle più onerose per l’azienda pubblica per importo superiore a un milione e mezzo di euro, pur essendo presenti sul mercato analoghe tipologie di valvole a costi inferiori e inserite nel preesistente bando di gara del 2009.